Non c’erano dubbi: il Festival del Sociale è stato un vero successo per tutti: pubblico, artisti e organizzatori. Un processo di inclusione e di socializzazione perfettamente riuscito nel nuovo anfiteatro vista mare sul Lungomare “Europa“di Soverato. Partecipazione, emozione e spettacolo sono state le parole d’ordine della kermesse del mondo del sociale che ha toccato il cuore. Il progetto ha voluto evidenziare come l’arte sia uno strumento con il quale le persone con disabilità possono esprimere le proprie emozioni, le proprie abilità, promuovendo una concezione di disabilità intesa come “risorsa”. Questa bella pagina di socialità si è aperta nel pomeriggio di ieri con il “village del sociale”a cui hanno partecipato con gli stand le realtà più rappresentative del comprensorio del terzo settore, tra le quali, ENS di Catanzaro, AISM di Catanzaro, Gruppo Volontari Emmaus di Catanzaro, associazione “Don Pellicanò”, associazione “Ave Ama”, Afadi di Soverato, associazione “Ali d’Aquila” Soverato,AIPD di Catanzaro e Mondo Rosa di Catanzaro. Il sipario del gran galà del sociale è alzato qualche ora dopo con l’interpretazione di Caterina Menechini e con la performance di danza dell’associazione “ Don Pellicanò”. L’intera manifestazione è stata tradotta con il linguaggio dei segni e in prima fila c’era seduto il presidente regionale dell’associazione Sordomuti, Antonio Miriello e quello della sezione di Catanzaro, Serafino Mazza, con una nutrita rappresentanza di sordi, alcuni venuti anche da Reggio Calabria .L’attenzione è stata monopolizzata dalla piccola ( solo di statura) ma grande pianista Silvia Zaru, testimonial del Festival, che accompagnandosi al piano si è esibita con “Memory” e “Fratello Lontano”. Si è passati a raccontare l’esperienza del’associazione “Ali d’Aquila”, attraverso immagini e testimonianze. Il progetto realizzato con gli studenti del Liceo Scientifico “A. Guarasci” di Soverato ha superato le aspettative: niente più paure e divisioni tra gli abili e i diversamente abili, ma semplicemente fratelli. “La conoscenza della diversità elimina la paura della differenza”– ha ricordato la presidente dell’associazione “Ali d’Aquila”, Gerarda Sestito. Sul palco: gli aquilotti, gli studenti con il professore Antonio De Stefano, la dott.ssa Maria Caterina Anoja, che ha consegnato i diplomi di Ambasciatori del Sociale, la referente del progetto, Rosanna Gigliotti. “ Non abbiamo bisogno di professori saccenti, ma di testimoni”- ha commentato Domenico Gareri, che oltre a condurre l’evento, rappresenta l’anima del Festival. Intanto si impossessava del palco la band “Open Space” , e tra musicisti abbiamo ritrovato il dott. Franco Montesano, direttore artistico del Festival. Dirompente la cantante Annalisa Minetti nella sua testimonianza, in cui, oltre ad incitare ad abbattere gli ostacoli, ha lanciato una provocazione intelligente: perché non sostituire il modulo di educazione civica nelle scuole con quello di “educazione al sociale”? Potrebbe essere un buon passo in avanti nella lotta contro l’abbattimento delle barriere materiali e mentali, alzate dalla società dei “ normali”.
