Sul palco solo una sedia. La scena si apre con la vecchia di ottant’anni che si ritrova in ospizio, contro la propria volontà, e racconta quanto le è accaduto: una caduta, qualche giorno in ospedale, il figlio lontano, una nuora avida, la nipote che non ha mai tempo, quindi la soluzione migliore per tutti è la casa di riposo. Per tutti tranne che per lei. Come tornare allora a casa, davanti al suo mare, per ritrovare le amiche di sempre con cui fare per quattro chiacchiere il pomeriggio, per rivedere Carmelo, l’amico d’infanzia e finire la vita dove l’ha sempre vissuta? Scappare è l’unica soluzione, costi quel che costi. Le donne, la loro età e l’invecchiamento al quale non hanno ancora diritto. Uno spettacolo comico per esorcizzare la paura di invecchiare e ricordarsi che “vecchie” lo saranno tutte. Alla fine, infatti, la donna anziana ritrova la sua gioia sposando l’unico vero amore della sua vita, l’anziano amico d’infanzia, mentre la nuora avida finisce in ospedale per la sua smania di rimanere giovane. Una grande prova d’attrice, che ha praticamente prestato voce, corpo e anima a tre donne diversissime tra loro: con il solo supporto della mimica, della dizione e della presenza scenica, triplicando se stessa in un monologo che fa ridere, commuovere, riflettere in maniera mai scontata e banale.
Lo spettacolo, inserito nell’ambito del cartellone di prosa della rassegna “Vacantiandu – Città di Lamezia Terme”, diretta da Nicola Morelli, Walter Vasta e Sasà Palumbo, ha replicato lunedì con una matinée dedicata agli studenti delle scuole superiori lametine. Sul palco, a fine spettacolo, i direttori artistici della rassegna hanno consegnato alla bravissima attrice la maschera rossa simbolo della kermesse, realizzata dall’artista lametino Alessandro Cavaliere.