“Il mondo si guarda dal basso verso l’alto: è questa l’espressione piena dell’amore”
“La celebrazione dell’Eucaristia non è un semplice ricordo, non è semplice memoria, ma è memoriale: tutto ciò che è accaduto in quel momento, noi lo riviviamo. Nell’Eucaristia, l’Eternità si fa presente a noi, nel nostro spazio di umanità, e noi siamo coinvolti in prima persona, dentro il nostro presente.
Oggi, adesso, qui, nel presente della nostra vita e della nostra storia. Non siamo spettatori ma protagonisti di quell’opera della salvezza che continua a realizzarsi nel tempo. Quando sull’altare viene spezzato il pane e offerto il vino, è il Corpo e il Sangue di Cristo che torna a donarsi per noi come segno di quell’amore che è capace di trasformare il mondo e la storia”.
“Per noi credenti non ci sarebbe neppure bisogno di incoraggiarci ad andare a Messa: a volte sembra che dobbiamo fare chissà quali spot pubblicitari o si ricorre a chissà quali estrosità per attirare un po’ di gente – ha proseguito il vescovo Parisi – la forza dell’Eucaristia non ha bisogno del nostro protagonismo.
Nella celebrazione il protagonismo va messo da parte perché, mettendo da parte noi stessi, possiamo dire che è il Signore ad investirci con la sua Parola e il suo amore, attraverso il nostro servizio. La forza dell’Eucaristia è nell’incontro con il Signore per questo va celebrato nella gioia, nella festa, come il passaggio di Dio tra le case e le tende del popolo d’Israele in Egitto, che leggiamo nel libro dell’Esodo”.
Domandiamocelo: perché uno che non crede o è in ricerca dovrebbe venire nelle nostre comunità? Per angosciarsi ancora di più, incrociando il nostro sguardo triste, raccapricciato, impensierito? Noi partecipiamo alla celebrazione eucaristica non per fare un piacere a Dio, ma per prendere forza, per riprendere il respiro, per trarre il principio della nostra vita e del nostro agire nel mondo.
Siamo chiamati a gioire perché l’incontro con il Signore non può che essere un incontro gioioso, pur con tutte le nostre cadute e i nostri limiti. Nel racconto evangelico di Giovanni, si parla anche di tradimento, di rinnegamento, di abbandono: tutto questo ci ricorda ciò che siamo, che siamo polvere Ma nella celebrazione eucaristica noi possiamo incontrare il Signore e quindi possiamo gioire. E questa gioia dev’essere contagiosa, dobbiamo comunicarla agli altri”.
Questa è l’espressione piena dell’amore: la capacità di dire all’uomo che è per terra che, guardando verso l’alto, l’umanità può essere risollevata. Questo è il servizio che siamo chiamati a dare all’umanità, a tutta l’umanità, Giuda compreso. Quella sera Gesù ha lavato anche i piedi di Giuda e anche per lui lo sguardo si può innalzare dal basso verso l’alto, dalla terra verso il cielo.”
“La partecipazione all’Eucaristia – ha concluso il vescovo di Lamezia – è la gioia di sapere che il Signore Gesù si china ai nostri piedi per lavarli, baciarli, e dire all’uomo che si può rialzare perché da Dio è considerato come figlio amato.”
Nel corso della celebrazione, si è rievocato il gesto della lavanda dei piedi. A rappresentare gli apostoli, sono stati scelti i sacerdoti anziani, i diaconi, alcuni giovani seminaristi. Al termine della celebrazione, si è tenuta la processione, presieduta dal vescovo, verso l’Altare della Reposizione.
- D. (ucs Diocesi Lamezia Terme)