“Dobbiamo abbandonare la visione dello sviluppo tutta incentrata sull’aspetto economico ed avere di esso una visione diversa. La citta’, infatti, puo’ rinascere ed essere rigenerata se siamo in grado di mettere dei percorsi e fare in modo che gli attori siano messi in condizione di confrontarsi”.
Cosi’ Marco Musella, docente di economia politica all’Universita’ Federico II di Napoli, intervenendo al convegno “50 anni di Lamezia: citta’ di impresa, lavoro, sviluppo ed economia sociale” organizzato da “La nuova frontiera dei liberi e forti”.
Nel corso dell’incontro che, come spiegato dalla giornalista Saveria Maria Gigliotti che ha coordinato i lavori, non era “un momento celebrativo, ma si vuole offrire alla citta’ un tavolo di confronto mettendo a disposizione le tante competenze che ci sono all’interno del movimento”, Giuseppe Critelli, esperto di economia territoriale e programmazione europea, ha fatto notare come si stia “perificizzando anche il centro delle citta’. Ad esempio – ha evidenziato – i centri storici sono periferie. Quindi, rigenerare la citta’, significa fare in modo che la citta’ sia un contenitore all’interno del quale vivere e non basta un piano strutturale per rigenerare la citta’”.
Del manifesto costitutivo del “patto relazionale del lametino”, invece, ha parlato Cosimo Cuomo, dirigente Piani locali lavoro della Regione Calabria, specificando che esso “si pone come nuovo soggetto giuridico, sotto forma di associazione intercomunale, quale interlocutore unitario verso le altre istituzioni di livello comunitario nazionale regionale”. Un’iniziativa che, come ricordato dallo stesso Cuomo, “nasce su si diretta sollecitazione del vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, Luigi Antonio Cantafora, nell’ambito di un percorso di condivisione, basato sul metodo del confronto tra cittadini, sulle tematiche del lavoro e delle criticita’ conseguenti alla crisi occupazionale che dal livello generale impatta sulle comunita’ locali”.
Ed in tal senso, e’ giunta anche la sollecitazione di Cantafora che ha rimarcato l’importanza, “in questo momento, che tutti ci rimbocchiamo le maniche. Questo nostro tempo – ha proseguito – ha bisogno di piu’ testimoni che di maestri: il testimone si mette in gioco fino in fondo ed oggi abbiamo bisogno di gente che mette in gioco la sua professionalita’ fino in fondo. Nella nostra citta’- ha concluso – c’e’ bisogno di un cambio culturale. La gente va ascoltata e ci vuole una sana politica perche’ il bene comune possa trionfare. Tante volte, infatti, la politica lascia a desiderare perche’non e’intrisa del bene comune”.
Ad apertura dei lavori, prima dell’intervento di Felice Iannazzo, presidente del circolo di riunione Lamezia Terme 1876 che ha ripercorso il cammino della nascita di Lamezia Terme, nel portare i saluti, Caterina Apostoliti, neo presidente dell’Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti) di Lamezia Terme, ha rimarcato l’esigenza del “coinvolgimento di tutti noi e l’unione delle nostre forze al fine di creare condizioni positive per gli imprenditori, i dirigenti e i professioni”, mentre Carmela Dromi’, neo presidente del circolo di Lamezia e Lametino de “La nuova frontiera dei liberi e forti”, ha incentrato l’attenzione sull’importanza “di essere preparati, molto preparati. Il nostro mondo – ha aggiunto – cosi’ complesso richiede sempre piu’ conoscenze, competenze, volonta’ consapevole. Tutto cio’ serve perche’ non si baratti la dignita’ per un piatto di lenticchie, perche’ non si rinunci ai propri principi, perche’non si abbatta quel sistema di valori che, nella liberta’, riconosce la centralita’della persona”.
Nel concludere il convegno, il presidente regionale de “La nuova frontiera dei liberi e forti”, Pino Campisi, ha ribadito la volonta’ di “creare alcuni strumenti per vedere come fare uscire Lamezia Terme da una crisi profonda.
Stasera abbiamo discusso alcune proposte-progetto che riguardano il lavoro, al centro di ogni questione, lo sviluppo dell’economia sociale. Lamezia ed il lametino – ha concluso – devono ripartire e diventare realtà autopropulsiva di sviluppo e crescita sociale. Per fare questo bisogna far nascere una discussione dal basso sui progetti e sui problemi, mettendo in movimento ed in rete tutte le competenze dei giovani che voglio stare dentro la storia dello sviluppo”.