Ancora una volta assistiamo basiti all’ennesimo atto di violenza, perpetrato nei confronti della troupe di Striscia la Notizia andato in onda lunedì 15 giugno.
Da lungo tempo denunciamo un’amara realtà e tali episodi non fanno altro che confermarla: in Calabria non vi è solo la ‘ndrangheta da combattere con ogni mezzo, ma anche quella cosiddetta “mentalità mafiosa” sedimentata da troppo tempo nella mente di alcuni calabresi.
La vicenda accaduta a San Marco Argentano, che ha coinvolto giornalisti e cameraman che svolgevano con professionalità il loro mestiere, è da condannare non solo dal punto di vista penale, ma anche morale e civile, perché oltre all’ingiustificabile violenza anche verbale, tende a soffocare uno dei capisaldi della nostra Costituzione che è la libera informazione.
I cittadini, hanno il sacrosanto diritto di essere informati maggiormente quando a causa di espedienti truffaldini si offende la loro buona fede che non è consentito a nessuno calpestare.
Assieme all’intera rete regionale di Libera Calabria, faccio appello alle Istituzioni locali e regionali: in casi come questo non basta esprimere solidarietà, ma occorre dare dei messaggi concreti per far comprendere da che parte stanno le stesse Istituzioni, con la
costituzione di parte civile nell’eventuale procedimento penale a carico di tutto il branco coinvolto nei gravi fatti di violenza.
Tale costituzione in giudizio si rende ancora di più necessaria perché i citati atti offendono non solo il territorio di San Marco Argentano, ma anche chi si adopera con non pochi sacrifici a lavorare onestamente nell’ambito dello stesso settore commerciale e la maggior parte del popolo calabrese che ben conosce cosa sia il lavoro onesto, il dover lasciare spesso questo splendido lembo di terra per emigrare in Italia ed all’estero per poterlo ottenere.
Don Ennio Stamile
Referente regionale Libera Calabria