Il presidente del Consiglio comunale di Lamezia Terme, Salvatore De Biase, interviene sull’ipotesi dello scioglimento del Consiglio comunale.
“Qualcuno deve mettersi la mano sul cuore e soprattutto sulla coscienza se malauguratamente dovesse “succedere quanto non auspicato”, cioè il terzo scioglimento. Mandare a casa un’Amministrazione responsabile, attiva, risanante, determinata e cosciente di quanto fa e di quello che fa, potrebbe essere grave e devastante Si condannerebbe certamente la città, la sua realtà e a subirne le spese sarebbero i cittadini, i giovani che sono nelle varie università fuori regione, gli imprenditori, visti come figli di questa terra amara, delusa, mortificata e vulnerabile. Insomma la sfiducia risulterebbe complessiva e si scatenerebbe ancora una volta, con la presenza di una gestione commissariale che si andrebbe a misurare sull’ordinarietà, a seguire, partiti politici che si preparerebbero alla futura competizione ( magari fra almeno 2 anni) con passi felpati e guardinghi per non sbagliare scelte. Una sciagura – prosegue De Biase – che non gioca a favore di nessuno, neanche a favore di chi, non guardando lontano, risulta tifoso “della squadra dello scioglimento”. Altro che vigilare con competenza, misura e responsabilità, sulla gestione presente e futura della Sacal. Altro che valutare gli accadimenti punitivi intorno alla sanità lametina. Un’amministrazione eletta dal popolo sente il dovere di difendere il proprio territorio; coloro che passano invece non vivono la lametinità non so se farebbero altrettanto”.
Salvatore De Biase rivolte poi un appello al ministro dell’Interno Marco Minniti. “Il ministro Menniti è persona provveduta, ha vissuto l’era della politica consumata nelle sezioni, e sa cosa significa amministrare nel sud e come sia più facile nelle aree nordiche come la Lombardia, il Veneto, il Piemonte. Per questo rivolgo verso di lui un estremo appello, faccia prevalere si il rispetto delle leggi e delle istituzioni, ma non dimentichi neanche che i tanti onesti cittadini, non possono essere sempre condannati per gli eventuali errori dei pochi. Insomma, ogni giorno che passa l’attesa diventa logorante; subire per la terza volta l’onta di un marchio che si caratterizza con “una città dedita al malaffare, io non ci sto. La ribellione democratica è silente, il Prefetto, il Ministro, gli organi giudicanti la devono cogliere. Possibile che solo una grande città come Lamezia deve vivere col patema d’animo di uno scioglimento? Chissà quale santo o quanti santi pongono la mano protettive su altre città, che di contro Lamezia purtroppo non ha. Chissà questa volta “se Il Signore del piano di sopra” cambierà il destino di questa città”.