I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, nell’ambito di un’operazione antimafia coordinata dalla Dda, hanno arrestato 14 persone accusate, a vario titolo, tra l’altro, di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti e violenza privata. L’operazione riguarda le cosche di ‘ndrangheta “Iamonte” e “Paviglianiti”, attive a Melito di Porto Salvo, San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri, comuni della provincia di Reggio…
Nell’ambito della medesima operazione, un avviso di garanzia è stato notificato al consigliere regionale di centrodestra Francesco Cannizzaro, accusato di aver beneficiato dell’appoggio del clan Paviglianiti alle ultime elezioni regionali. È stato lui stesso a darne notizia, con una breve nota in cui si legge « per quanto sia scontato aver la massima fiducia degli organi inquirenti – prosegue Cannizzaro – vorrei esternare, accanto alla mia altrettanto scontata serenità personale e professionale, che sono sin da questo momento a disposizione degli organi inquirenti per essere interrogato, ascoltato, sentito affinché si possa chiarire la vicenda in maniera tempestiva e senza che si lasci alcuna ombra su quello che è il mio percorso ed impegno politico sin dalla mia primissima esperienza»
Fra i destinatari degli arresti domiciliari, ci sono anche diversi politici, fra cui Giuseppe Benavoli, vicesindaco di Brancaleone, l’assessore del medesimo paese Alfredo Zappia e il suo ex collega, Giuseppe Domenico Marino, e Vincenzo Crupi sindaco di Bova Marina, accusati a vario titolo di corruzione e turbata libertà degli incanti. Anche l’ex sindaco di Melito Porto Salvo, Giuseppe Iaria, già coinvolto in una precedente operazione.
Per tutti gli altri invece, i reati variamente contestati sono concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, violenza privata, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, corruzione, falsa testimonianza. Ma non si tratta solo di uomini di ‘ndrangheta. Fra loro, ci sono dirigenti e tecnici comunali, come il responsabile dell’ufficio tecnico di Melito Porto Salvo, ingegnere Franco Maisano, e l’ingegnere Carmelo Barbaro, dirigente della Provincia di Reggio Calabria, ma anche imprenditori e professionisti attivi nei Comuni del basso jonio reggino, tutti accusati di aver aiutato i clan Iamonte e Paviglianiti ad accaparrarsi gare e appalti, soprattutto nel settore rifiuti.