BADOLATO (CZ) POTREBBE ESSERE PRIMA SEDE DEL BAMS (BIBLIOTECA – ARCHIVIO – MUSEO DELLO SPOPOLAMENTO)
Con la nota vicenda del “paese in vendita” iniziata il 7 ottobre 1986, Badolato (comune sulla costa jonica della provincia di Catanzaro) è stato il primo in Italia a dare il più clamoroso allarme sulla insostenibilità dello spopolamento che svuotava i borghi antichi collinari e montani a beneficio delle coste e dell’emigrazione verso il centro-nord italiano, europeo e intercontinentale.
Nonostante ciò, da allora in poi, pur con qualche piccola eccezione, paesi e città della dorsale appenninica ed alpina continuano comunque a svuotarsi (alcuni a sgretolarsi persino fisicamente).
E se nel 1986 le stime dell’Unione Europea erano di circa 12mila borghi a rischio estinzione, adesso sono oltre 20mila in tutto il vecchio continente. Una situazione davvero insostenibile per qualsiasi logica!
Le Amministrazioni comunali che temono il disfacimento totale dei loro paesi cercano una qualche via di salvezza mettendo in vendita le case addirittura ad un euro simbolico, oppure adottando altri espedienti di dubbia efficacia.
Infatti un così imponente problema strutturale non potrà mai essere risolto con le mance elettorali e i “pannicelli caldi”… ci vuole un serio progetto che l’Europa gaudente e insensibile, spietata e miope non dimostra di voler affrontare, mentre la situazione peggiora sempre più, tanto da diventare insostenibile fino ad un punto di non ritorno.
L’Università delle Generazioni da decenni ormai invoca inutilmente e rivendica un minino di riequilibrio, dal momento che le città e le metropoli scoppiano e i borghi e le cittadine muoiono!
E c’è anche il rischio, con i cambiamenti climatici, che salti pure il continuo inurbamento che, superati i limiti tollerabili, non sarà più governabile, con conseguenze imprevedibili e assai gravi sotto ogni aspetto sociale, compreso l’ordine pubblico.
E, ancora più grave in tale situazione di dissanguamento quasi totale dei territori prosciugati di ogni loro vitale risorsa, è che sta per essere devitalizzata completamente persino la “memoria” di questi luoghi e di queste popolazioni, poiché non ci sono più biblioteche o archivi o musei davvero funzionanti o attività culturali in grado di poter reggere l’onda d’urto dell’inarrestabile idrovora dei centri di attrazione e di calamita, il grande tragico miraggio del 20mo e 21mo secolo, che sta aumentando pure con le attuali immigrazioni.
Pure per contrastare il tentativo del genocidio della memoria, dopo lo spopolamento genocida dei territori, l’Università delle Generazioni sta per scrivere all’on.le Dario Franceschini, ministro della Cultura, e al presidente del Consiglio, Mario Draghi, di pensare molto seriamente ad un sistema nazionale e ad una efficiente rete di BAMS (Biblioteche – Archivi – Musei dello Spopolamento) non soltanto per documentare un esodo più che biblico ma, quasi una Università del Riequilibrio, per cercare di studiare utili soluzioni per evitare l’implosione di questo tipo di globalizzazione!
Logica vorrebbe, poi, che le regioni spopolate abbiano un minimo risarcimento dalle regioni più ricche per quante energie hanno prese da loro su cui fondare le ricchezze, spesso lo sfarzo ed il lusso, persino lo sperpero. Per non parlare della mala unità italiana del 1861 che ha messo in ginocchio specialmente il meridione tanto che non riesce più a rialzarsi nemmeno con il pensiero o la volontà piegata e piagata.
Dopo essere stati desertificati negli animi e nei territori, adesso rischiamo persino di non ritrovare nemmeno un briciolo di memoria sociale da tramandare a quei pochi posteri che, in un modo o in un altro, avranno l’ardire di abitare ancora questi nostri deserti.
Badolato, così, si candida ad avere il primo BAMS non soltanto perché è stato il primo paese a lanciare con più veemenza a livelli internazionali l’acuto SOS dello spopolamento insostenibile, ma anche perché nella sua storia è sempre stato “prototipo” del Sud.
Tale BAMS pilota a Badolato (Biblioteca-Archivio-Museo dello Spopolamento) potrebbe essere ospitato in uno dei palazzi gentilizi rimasti vuoti come quello dei baroni Paparo, del barone Gallelli, ma anche nel grande edificio scolastico davanti alla chiesa di San Domenico o, addirittura nel convento francescano fuori le mura, oppure in un sistema di case vuote da raccordate a tema.