… nessun interessamento alla “salute” delle strutture che negli anni ha portato ad avere edifici sempre più vecchi che richiedono risorse maggiori per essere ristrutturati secondo le norme sismiche, antincendio e di sicurezza voluti dalle normative nazionali e comunitarie.
Dopo l’allarme, confermato, sulla tenuta sismica della Casa della Salute di Chiaravalle Centrale, dichiarata inagibile per non aver superato i test di carotaggio del vecchio edificio San Biagio, il problema legato al rischio sismico e alla sicurezza di molte strutture pubbliche, riguarderebbe anche il presidio ospedaliero di Soverato, una problematica passata in subordine, o non presa affatto in considerazione, rispetto alla questione piano di rientro e alle numerose contestazioni sul riordino della rete ospedaliera voluto dal commissario Scura che andrebbe a ridimensionare notevolmente anche i servizi erogati nell’area del basso Jonio.
FACCIAMO UN PASSO INDIETRO Gli ospedali furono costruiti negli anni ’70. Nel tempo, però, le tecniche costruttive si sono fortemente evolute e allineate alle norme europee. Peraltro il governo italiano nel 2008 ha promulgato il testo di legge con le norme da applicare alle nuove costruzioni, facendo una distinzione tra le cosiddette “opere strategiche” prevalentemente di carattere pubblico e i fabbricati privati. Di conseguenza, le nuove costruzioni strategiche devono soddisfare le recenti norme, mentre quelle esistenti dovrebbero essere adeguate nel rispetto dei parametri di sicurezza. Ovviamente per fare ciò è necessario un impegno economico di notevoli proporzioni.
TORNANDO ALL’OSPEDALE DI SOVERATO, come altri ospedali, non rispetterebbe quanto previsto dalle nuove norme tecniche.
A questo punto si pongono più quesiti:
Cosa fare se a livello di rientro del piano regionale sanitario il presidio di salute di Soverato dovesse essere salvato? I politici coinvolti sono a conoscenza del fatto che il fabbricato che ospita l’ospedale non rispetterebbe le norme tecniche? E come prevedono, eventualmente, di superare questo ulteriore e grave problema?
Quali sono le possibilità?
O adeguare l’edificio esistente o demolirlo e procedere alla costruzione ex novo. L’adeguamento presuppone che tutti gli elementi strutturali vengano portati a vista. Ciò comporta che per un periodo piuttosto lungo la funzione ospedaliera sia sospesa con tutto quello che ne consegue.
L’altra possibilità è realizzare nel più breve tempo possibile una nuova struttura, prevedendo servizi essenziali e cercando di servire il più ampio bacino di utenza.
Su questo aspetto, forse, bisognerebbe porre l’attenzione e non sulla eventualità di salvare o meno la struttura ospedaliera, senza sapere a quali conseguenze si incorre e a quali responsabilità si va incontro. Perchè la sicurezza delle persone viene prima della cura “matematica” basata sulla chiusura di presidi ospedalieri sul territorio e blocco di assunzioni con il solo risultato di incrementare l’emigrazione sanitaria calabrese, che per alcune patologie, raggiunge percentuali del 60%!
Rosy Urso