E’ ben noto a tutti che la Regione Calabria sia la più povera d’Italia e anche d’Europa, tanto da rimanere ancora tra le regioni ad obiettivo 1. Certamente questa situazione ha caratteri assurdi oltre che drammatici. La popolazione calabrese in loco è inferiore a 2 milioni di abitanti distribuiti su una superficie di circa 19 mila kmq; dunque con una densità bassa. Ha uno sviluppo costiero di oltre 800 km e il suo territorio è caratterizzato dalla presenza di tre Parchi Nazionali (della Sila, del Pollino e dell’Aspromonte), un Parco Regionale (delle Serre) e una decina di riserve naturali. Un patrimonio di beni ambientali costituito dalla costa, montagna, collina, habitat naturali di assoluto valore (basti ricordare che presso la località Tirivolo, nel cuore della Sila Piccola, si respira l’aria più pulita d’Europa).
Nonostante questa inestimabile ricchezza, il reddito pro capite calabrese è del 40% inferiore rispetto a quello del resto degli italiani.
Ma c’è di più! I calabresi stanno facendo di tutto per distruggere l’ambiente di cui godono; si vedono sorgere campi di pale eoliche in zone di pregio e in luoghi ristretti, come il caso di Marcellinara, dove vi è una densità tale da sconvolgere totalmente l’ambiente preesistente; si stanno distruggendo i boschi, soprattutto di proprietà pubblica per ricavare la materia prima delle centrali a biomasse, procedendo alla demolizione di interi versanti collinari/montuosi con conseguenze disastrose ai fini del dissesto idrogeologico. Non parliamo poi delle coste totalmente depauperate da anni di abusivismo edilizio, tollerato se non alimentato dalle amministrazioni, che ha compromesso irrimediabilmente l’ambiente naturale.
Con queste premesse come si può risollevare la condizione economica di questa terra?
Quali prospettive per le nuove generazioni quando non si riescono a utilizzare proficuamente le somme (tutt’altro che esigue) programmate dalla Comunità Europea? Almeno finora la classe dirigente ha dimostrato inefficienza con promesse e affermazioni prive di riscontri oggettivi. Ma ci dicono che qualcosa sta cambiando…
Rosy Urso