Ormai è una vera e propria invasione! Parliamo dei cinghiali che, da un pò di tempo a questa parte, assediano le zone sia dell’ entroterra catanzarese che delle marine. A Soverato, zona San Nicola, è stata avvistata una intera famiglia. Sembra, dunque che la presenza di questi onnivori sia aumentata in maniera esponenziale, tanto che, per procurarsi il cibo, arrivano anche davanti alle abitazioni, creando non pochi timori…
Gli agricoltori delle zone interne lamentano danni seri alle colture, vedendo vanificare tutto il loro lavoro con gravi conseguenze economiche, come si può immaginare.
L’agricoltura calabrese, oltre alle problematiche causate dalla presenza di microaziende, incapaci quindi di fare massa critica e dunque incidere sul mercato, da 3/4 anni è soggetta ad un altro elemento di crisi causato dalla notevole presenza di questi ungulati. Fino alla fine del secolo scorso la presenza di cinghiali nel territorio calabrese era modesta tanto che non costituiva problema alcuno e la cattura di uno di essi veniva considerata un avvenimento eccezionale (si caricava sul tetto delle autovetture e si portava in giro per il paese). Ultimamente la situazione è diventata insostenibile per tutti gli operatori del settore agricolo, per i notevoli danni che mandrie di cinghiali provocano. Il loro proliferare incontrollato è riconducibile a diversi fattori:
- Esiguo periodo di tempo in cui è possibile cacciare il cinghiale, ossia da inizio ottobre a fine dicembre per tre giorni la settimana;
- impossibilità di cacciare il cinghiale nelle aree parco e nelle zone bianche;
- possibilità di cacciare soggetti adulti. Stante questa situazione il risultato è un proliferare maggiore di anno in anno di animali che comunque devono sopravvivere.
La conseguenza di ciò è la ricerca di cibo sempre più presente nei mesi primaverili ed estivi che coincidono con la mancanza di alimenti disponibili in natura (castagne, ghiande, frutti di bosco). Intanto per sfamarsi distruggono i seminativi di avena, orzo, grano, granturco, costringendo di fatto a non poter più seminare.
Ma, oltre alle suddette produzioni, i cinghiali sono ghiotti di frutta in guscio e di uva. E’ noto che i noccioleti di Torre di Ruggiero e Cardinale (nelle preserre catanzaresi) vengono sistematicamente distrutti da questi animali che non si limitano a mangiare quanto trovano a terra, ma causano l’abbattimento degli alberi per nutrirsi dei frutti.
Relativamente ai vigneti, alcuni proprietari li hanno abbandonati, poichè al tempo della vendemmia non raccoglievano nemmeno un grappolo d’uva. Del resto, la fame di codesti animali li ha spinti fin nei centri abitati anche di Isca, di Sant’Andrea, Montepaone.
Per risolvere questa emergenza deve intervenire la politica, non con fantomatici rimborsi, ma cercando di eliminare il problema all’origine. Si potrebbe pensare, per esempio, di racchiudere i cinghiali nei parchi o nelle aree protette, regolando l’eventuale cacciagione.
Certo è che la situazione è diventata insostenibile per gli agricoltori, tanto che sempre più numerosi abbandonano le aziende!
Rosy Urso