RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Due date ricorderemo nel periodo pandemico:
8 marzo 2020, DPCM in Gazzetta Ufficiale 59:
“evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata ed in uscita dai territori di: Regione Lombardia e Province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria”
La Calabria, lo ricordo a chi l’avesse dimenticato, è terra di emigrati; i calabresi inoltre hanno dei legami alla loro Terra ed alla loro famiglia difficilmente rinvenibili in egual misura in altri Paesi del Mondo.
Ma io sono convinto che nessuno abbia dimenticato l’attaccamento dei calabresi, nessuno… e quindi tutti immaginavano quale fosse stata la delusione dei nostri emigrati se si fossero destati sapendo di non poter raggiungere la loro Terra.
Allora, per pura coincidenza, è stata diffusa a tutto il mondo la bozza del DPCM addirittura il giorno prima dell’emanazione. Sarebbe stato un colpo basso piazzare prima i posti di blocco e poi avvertire i calabresi; la regola nel rispetto era quella di farglielo sapere prima, in barba alle misure urgenti di contenimento.
Del loro rientro, per il quale non finiremo mai di ringraziare chi ha diffuso la bozza prima dell’emanazione, ne ha subito approfittato l’opportunista CoVID; i contagi finalmente si contavano anche nella nostra Regione ed insieme ad essi, i morti; la Calabria è riuscita a contenere l’epidemia nonostante tutto senza sovraccaricare un sistema che, a detta di tutti, sarebbe imploso; per grazia di Dio e per impegno 24 h degli operatori sanitari e delle Istituzioni il sistema poverissimo ha retto alla pressione pandemica.
26 aprile 2020, DPCM in Gazzetta Ufficiale 108:
“sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute e si considerano necessari gli spostamenti per incontrare congiunti purchè…”
Immaginiamo cosa significhi per un calabrese poter incontrare un congiunto; il DPCM nella sua prima parte sembra suggerito da un calabrese, anzi ritagliato su misura.
Quindi dal 4 maggio, giorno di efficacia del DPCM è facile indovinare cosa sia accaduto. Gli emigrati rimasti al Nord dopo gli effetti della bozza “sfuggita” del DPCM dell’8 marzo, sono scesi di corsa in Calabria; migliaia di conterranei di ritorno; anche se vi è obbligo di isolamento domiciliare, ma la voglia di profumo di Calabria è irresistibile! Ed io lo capisco. C’è altro che non capisco; anzi forse no; forse ho capito molto bene.
Ne sono rientrati migliaia, ma da quello che si rileva dai bollettini regionali CoVID, almeno 15 sono stati rilevati contagiati che non sapevano di esserlo; cioè, calabresi residenti al Nord che pur essendo stati a contatto con contagiati, pur provenendo dalla martoriata Lombardia, non erano stati ivi sottoposti a tampone;
c’è da chiedersi come sia potuto accadere che un sistema sanitario regionale mille volte migliore del nostro abbia potuto non vigilare efficacemente sulla diffusione del contagio; ipotizziamo una pericolosissima inefficienza nel sistema di tracciamento dei contatti;
se infatti sono 4 per mille circa i contagiati misconosciuti del nord, questo significa due cose: la prima è che in Italia settentrionale ha fallito il sistema di sorveglianza; secondo che è la Regione Calabria che purtroppo deve vicariare alle inefficienze altrui. Ma con tutta l’attività di screening si potrà limitare la diffusione del contagio che però sarà inevitabile in molti casi, soprattutto se l’attività di screening sui rientri dovesse essere interrotta.
Insomma, grazie ai citati DPCM la Calabria ha conosciuto il sig. CoVID; senza di essi avremmo evitato la conoscenza di molti sigg. Covid.
Finalmente lasciati spostare i contagiati in Calabria, viene emanato un DL, il 16 maggio che, come d’incanto non cita più l’avvicinamento ai congiunti come possibilità di spostamento ma… per ben due volte ci hanno regalato un certo numero di contagiati.
Ma la Calabria va avanti; povera si, imprudente e inefficiente no, soprattutto intelligente al punto da capire che troppe decisioni non diffuse con ortodossia e contraddittorie sono state prese dalle Istituzioni.
Credo che questo, in quest’occasione lo abbia fin qui dimostrato, nonostante le condotte autolesionistiche di taluni che pur risiedendo in Calabria sembrano vivere un’altra realtà.
Dagli ultimi dati le regioni ad aver gestito meglio l’emergenza Covid risultano la Basilicata e la Calabria, orbene, noi calabresi siamo riusciti a parlare male di noi stessi, in territori in cui il contagio è dilagato per errori gestionali non se n’è fatto cenno da nessuna parte, da noi siamo riusciti a richiedere interpellanze parlamentari, presenze continui nei Talk-Show scandalistici pur di denigrare noi stessi il nostro territorio.
Chissà quando prenderemo consapevolezza che le migliori menti vengono dalle nostre terre e quando questo sarà il fulcro per la rinascita di una Calabria messa ai margini da tutti.
Francesco VALLONE
Presidente
Associazione Catanzaro è la mia città