Trent’anni di ritardi ma il problema è sempre attuale. La diga sul Melito ha tutti i requisiti per il suo finanziamento
Nella legge di stabilità è stato previsto il finanziamento degli invasi. Il consorzio di bonifica Jonio Catanzarese ha rifatto il progetto definitivo aggiornando tutto alla luce di quanto successo dall’inizio di questa vicenda. Ora bisogna sostenere la battaglia del presidente Grazioso Manno (ma con lui ci sono centinaia di sindaci) affinchè il ministro Del Rio faccia il decreto prima possibile.
L’azione di sollecito (chiamata ad effetto “seconda presa di porta Pia”) prevista a Roma per il 25 gennaio sarà decisiva, Ma altrettanto decisiva sarebbe la presa in carico da parte della regione Calabria che finora è stata disattenta e non è andata oltre le dichiarazioni e gli appuntamenti disattesi.
Inutile ricordare che fondamentali, per contrastare lo spopolamento delle aree interne, sono le azioni rivolte al controllo del dissesto idrogeologico, al mantenimento dell’agricoltura e della pastorizia, al rifornimento di acqua potabile per le popolazioni.
La diga sul Melito avrebbe anche l’obiettivo di evitare gli sprechi nella fornitura di acqua potabile alle città.
Non si risolverà tutto con la diga, perchè molto importante saranno i comportamenti consapevoli dei cittadini nell’utilizzo dell’ acqua e dei coltivatori per un agricoltura sostenibile e meno industrializzata.
Ma un’opera come quella della diga sul Melito risulta fondamentale e strategica; e comunque chiuderebbe un percorso avviato da decenni ed ora più che attuale alla luce anche degli effetti dei cambiamenti climatici che ci fanno riflettere sul valore della risorsa acqua.
Marisa Gigliotti – referente slow food Calabria del progetto Stati generali delle comunità dell’Appennino.