Gino Paoli: “Io e Danilo Rea sul palcoscenico siamo una cosa unica”
Ha scritto alcune delle canzoni d’amore più belle della musica italiana e superato le mode dei tempi. Gino Paoli negli anni non ha mai deluso le aspettative dei fan che lo hanno sempre seguito in ogni sua evoluzione artistica. E’ lui a parlarci di “Due come noi che…”, lo spettacolo che lo vedrà coinvolto con Danilo Rea venerdì 16 dicembre si esibirà a Catanzaro nell’ambito del Festival d’Autunno, diretto da Antonietta Santacroce…
Da dove nasce l’idea di rileggere grandi brani della tradizione italiana e internazionale in chiave jazz?
Per me jazz significa semplicemente libertà e immaginazione. Il mio può essere considerato un ritorno al jazz perché questa era la passione mia, di Luigi Tenco e Bruno Lauzi quando eravamo ragazzini.
Come avete scelto i brani che eseguite in concerto?
Quelli che proponiamo sono i brani che sento vicini al mio modo di scrivere e che sento miei. C’è anche una dimostrazione di affetto per Luigi Tenco, per Bruno Lauzi, Umberto Bindi e per Fabrizio De Andrè. Tutti amici che fanno parte della mia vita. Ad esempio, considero “Vedrai Vedrai” una canzone speciale. Tenco la scrisse per sua madre con cui aveva un rapporto diverso dal solito. Un uomo ha un rapporto con genitori che inizialmente è di opposizione alla prima autorità, poi vorresti che loro fossero orgogliosi di quello che sei riuscito a fare. In quella canzone c’è il suo rimpianto di non riuscire a dire a sua madre: guarda cosa ho fatto.
La sua collaborazione con Danilo Rea va avanti da qualche anno. Che intesa avete?
E’ nato tutto in maniera naturale. Quando siamo sul palcoscenico ogni mio cambiamento viene percepito da Danilo come se fosse tutto già concordato prima, ma non è così.
Com’è esibirsi accanto a Danilo Rea, un grande pianista che spesso ama improvvisare?
L’improvvisazione è l’anima del jazz. A noi due piace farlo perché così riusciamo a dare sfogo alle nostre idee. Con lui ci divertiamo e al tempo stesso riusciamo a emozionarci. Sul palco abbiamo una sincronia perfetta in tutto. A volte sembra che sia lui a cantare e io a suonare. Siamo una cosa unica, tanto difficile che non credo che riuscirei a farlo con altri musicisti.
Entrambi avete una passione comune: l’amore per la musica napoletana.
E’ vero. Io da giovane ho trascorso parecchio tempo a Napoli, città in cui mi esibivo spesso con una band di soli napoletani. E poi come non si può amare la canzone napoletana. Quella di Di Giacomo e di Bovio che ancora oggi esprime emozioni notevoli ed ha un grande fascino. Oggi posso dire che c’è un autore che considero molto: Enzo Gragnaniello.
Cosa la spinge a comporre una canzone?
Nasce tutto dentro di me. Provo un disagio che traduco in musica e parole. Alcune volte passa molto tempo prima che io riesca a mettere a fuoco quella sensazione, quella emozione.
Cosa proporrete nel concerto di Catanzaro?
La nostra scaletta è sempre diversa. Il modo migliore per saperlo è di venire al concerto per scoprirlo.