Qualche giorno fa è stato riaperto al traffico, com’è noto e come ampiamente documentato dalla nostra emittente, il ponte sul fiume Ancinale tra Davoli e Soverato, importante arteria di tutto il comprensorio soveratese. Dopo la chiusura a seguito dell’evento alluvionale del 31 ottobre 2015 che colpì molte zone della Calabria, “sono stati necessari interventi di riqualificazione e messa in sicurezza strutturale”, come ha spiegato il Presidente della provincia di Catanzaro, Enzo Bruno. Ente che ha investito per i suddetti lavori, circa 140 mila euro. Sicuramente è un fatto positivo che qualche intervento sia stato effettuato (sono state reintonacate le travi) su una struttura di quasi cento anni.
Ma, come evidenziano le immagini, il problema di carattere strutturale permane, se la si osserva dal basso (dall’alveo del fiume). Già secondo le restrittive norme tecniche attuali il ponte non potrebbe essere percorribile; ma l’aspetto più grave che si evidenzia dalla vista dal basso, è che le strutture che costituiscono gli impalcati presentano un alto grado di ammaloramento tanto da comportare, se non si interviene a breve, la compromissione dell’intera opera formata da 5 impalcati che si presentano tutti nella grave situazione. Come può evincersi dalle foto i ferri delle armature trasversali e quelli dei montanti sono tutti <<a vista>> ed interessati da processi ossidativi così diffusi da fare perdere agli elementi strutturali le caratteristiche a cui devono assolvere. La situazione appare, anche agli occhi più distratti, abbastanza compromettente.
Abbiamo chiesto delucidazioni ad un esperto del settore, il quale ci ha fornito una spiegazione più tecnica; come si può notare il ferro è ossidato a causa degli agenti atmosferici penetrati attraverso le lesioni. Ossidandosi, il ferro aumenta di volume, causando il distacco del calcestruzzo che lo ricopre e dunque venendo meno la caratteristica peculiare di funzionamento del cemento armato essendo i due elementi costruttivi, ferro e calcestruzzo, totalmente separati. L’intervento, dunque, da eseguire con urgenza è “portare a nudo” i ferri di armatura, ci spiega il tecnico, la cui sezione è diminuita e quindi non più sufficiente; proteggerlo mediante applicazione di prodotti chimici a base di resine, inserire nuove armature mediante “cerchiatura”, ove possibile e ripristinare le sezioni con malte epossidiche antiritiro. Fondamentale è la impermeabilizzazione di tutti gli elementi strutturali del ponte in modo che l’acqua non penetri attraverso le lesioni che inevitabilmente si creano e attraverso le quali sia l’acqua piovana che la salsedine accelerano quel processo corrosivo che col passare del tempo mette a rischio la stabilità e la solidità della struttura.
Sicuramente oltre ad essere un’importante arteria di comunicazione del territorio, il ponte conserva un interesse storico-culturale, memoria di un’epoca di infrastrutture oggi superate ma di cui purtroppo non possiamo fare a meno, concepite e progettate seguendo normative e tecnologie vecchie ed oggi considerate obsolete dal punto di vista della sicurezza e funzionalità. Il problema è che alle nuove norme tecniche che prevedono l’adeguamento strutturale delle cosiddette opere strategiche, non corrisponde una copertura finanziaria adeguata con il risultato, quindi, di azioni-tampone anzichè misure risolutive e a lungo termine.
Le immagini nel nostro Tg News odierno
Rosy Urso