“L’ennesimo atto intimidatorio ai danni del personale e delle strutture della comunità ‘Progetto Sud’, diretta da don Giacomo Panizza, e gli spari all’auto del comandante della stazione dei carabinieri di Cetraro: due episodi che ci raccontano della prepotenza mafiosa ai danni di chi combatte quotidianamente per riconquistare spazi importanti di legalità e agibilità sociale.
Una ‘ndrangheta resta arcaica nelle forme con cui dimostra di non tollerare di essere contestata e sminuita in casa propria. Istituzioni e cittadini, mai come in questo momento, devono creare una rete di solidarietà e dialogo per respingere ogni nuovo attacco allo Stato democratico”. E’ quanto afferma la senatrice Bianca Laura Granato (Misto).
“Vengono colpiti, quindi, nuovamente Giacomo e i suoi operatori che combattono quotidianamente in un territorio come il Lametino oppresso da una ‘ndrangheta pervicace e invasiva, restituendo centralità ai bisogni delle persone, in particolare dei più fragili ed emarginati: quei soggetti che la società spinge ai margini, per essere risucchiate nel buco nero della violenza, conoscono la luce dell’accoglienza – afferma ancora Granato -.
Gli spari alla vettura del maresciallo D’Ambrosio, invece, vengono esplosi nel tardo pomeriggio, quando fuori c’è ancora tanta gente in giro, e dopo pochi giorni da un’operazione antidroga eseguita a Cetraro e sull’alto Tirreno Cosentino, “Katarion”, condotta dai carabinieri con il coordinamento della Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri.
Se questo non è un attacco concentrico questo all’autorità dello Stato che si riprende i propri spazi di legalità, non saprei come altro definirlo. Se prendere di mira “Progetto Sud” non è un modo per demoralizzare la preziosa azione sociale e culturale di don Giacomo che fornisce le armi della speranza e della solidarietà come risposta al malaffare e all’illegalità, non saprei di cos’altro parlare.
Allora – conclude Granato – dando per scontata la solidarietà e la vicinanza a chi viene colpito nel profondo da questi atti di prepotenza criminale, l’invito da rivolgere a quanti credono che un’altra Calabria è possibile – grazie alla società onesta e libera che respinge la prepotenza mafiosa – è di condividere valori e battaglie, per creare una rete di resistenza civile: solo in questo modo non ci sarà più spazio davvero la ‘ndrangheta”.