di Fabio Pugliese, ex presidente dell’Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106”
Il Piano Nazionale di ripresa e resilienza “#Next Generation Italia” approvato ieri in Consiglio dei Ministri (in allegato), in materia di infrastrutture rappresenta nei fatti – è tutto scritto – la più grande colossale sconfitta nella storia della Calabria.
Oltre 220 miliardi di euro di investimenti e di questi al settore Infrastrutture ne saranno destinati 27,7. Un investimento unico nella storia d’Italia che però in Calabria non prevede praticamente nulla. Nella nostra regione, infatti, l’unico intervento previsto è il nuovo collegamento ferroviario ad alta velocità/alta capacità Salerno-Reggio Calabria per un importo di meno di un miliardo di euro complessivo.
Alla Calabria viene quindi destinato un finanziamento che nei fatti – è tutto scritto – non supererà i 500 milioni di euro e che viene peraltro concentrato sulla costa tirrenica. L’importo restante, oltre 27 miliardi di euro, sarà investito nelle altre regioni italiane che, per inciso, godono di una rete infrastrutturale migliore di quella calabrese.
Tutte le forze politiche, nessuna esclusa, avevano sostenuto la necessità di finanziare il Ponte sullo Stretto ritenendola l’opera addirittura una “priorità infrastrutturale per la Calabria”. Nella realtà sarebbe stato molto meglio fare un’analisi costi-benefici per capire se la priorità infrastrutturale per la nostra regione era davvero quella di dover investire 4 miliardi di euro per la realizzazione di 3,5 chilometri di ponte oppure se, invece, sarebbe stato più conveniente investire quell’importo per realizzare oltre 200 chilometri di nuova strada Statale 106 su un tracciato ex novo in collina che avrebbe potuto rilanciare l’intera costa jonica calabrese evitando vittime, feriti e, soprattutto, spopolamento (in particolare giovanile).
Tuttavia, la novità è che nel Piano non c’è neanche il Ponte sullo Stretto ed anche questo è un fatto. Purtroppo è tutto scritto.
Già prima della pandemia sia l’Istat che il rapporto Svimez evidenziavano le criticità legate all’area jonica calabrese. La crisi economica, la crescente disoccupazione, la diminuzione delle nascite, lo spopolamento caratterizzato sempre più da giovani (peraltro laureti), secondo gli studiosi avrebbero determinato a breve un ulteriore arretramento dello sviluppo e del progresso economico. Già prima della pandemia, secondo il rapporto Svimez, nel 2050 sulla costa jonica calabrese avremmo perso circa 150 comunità: significa che oltre 150 comuni sarebbero diventati “paesi fantasma” esattamente come oggi è Roghudi Vecchio.
Oggi e, soprattutto, tra qualche manciata di mesi dopo la pandemia, è davvero difficile pensare che questa prospettiva possa migliorare ma, anzi, peggiorerà per la crescente crisi economica ed in considerazione delle scelte assunte dal Governo che nei fatti – è tutto scritto – ha deciso di non investire nulla nell’infrastrutturazione della Calabria.
Il Governo è fatto di uomini ed oggi, in maggioranza, costituito da populisti che avrebbero dovuto cambiare il mondo dopo 50 anni di malapolitica fatta – dicevano – di ruberie, corruzione e disonestà. Costoro oggi siedono in parlamento per merito delle loro denunce che nei cittadini hanno trovato larga condivisione. Però oggi c’è da chiedersi: qual è stata nei fatti – oggi che è tutto scritto – la loro visione? Quali sono state le loro scelte? Quali soluzioni hanno messo in campo per risolvere i nostri problemi?
Oggi il richiamo di Joe Biden agli americani “sognate con ambizione” stride fortemente con la desertificazione culturale espressa da un Governo cieco e, soprattutto, da una classe politica e parlamentare calabrese che non è stata capace di mettere al centro un’idea, una proposta ed una visione diversa che potesse far comprendere le potenzialità di una regione e di un’area in particolare, quella jonica, che poteva diventare strategica per l’intero Mezzogiorno e per l’Italia. Quindi anche per l’Europa.
Quello che non c’è scritto nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza “#Next Generation Italia” non è colpa solo del Governo ma è colpa, soprattutto, di quei parlamentari e delle forze politiche calabresi che dovevano accendere una luce e hanno deciso di non farlo!
Essi avrebbero dovuto far comprendere al Governo che era necessaria lungimiranza e coraggio per costruire un futuro al Sud, in Calabria, sulla costa jonica calabrese. Avrebbero dovuto proporre investimenti utili e far comprendere che questi avrebbero generato lavoro, occasioni di produzione, fonti di maggiore reddito, ma soprattutto lo strumento attraverso il quale i cittadini di questo territorio avrebbero potuto contribuire al progresso morale e materiale della società.
Oggi, purtroppo, è già troppo tardi perché è tutto scritto ed approvato.
Abbiamo perso una grande occasione, forse l’ultima. Cosa resta?
Solo un grande bisogno di speranza per andare avanti…