Riceviamo e pubblichiamo:
Carissimi colleghi, leggere i Vostri (nostri) comunicati stampa, quello del Segretario Generale e quello del Segretario Regionale calabrese, Franco Maccari e Giuseppe Brugnano, insieme alla mia famiglia, mi ha fatto molto piacere e mi rincuora sapere che il Sindacato che tutela i poliziotti e tantissimi colleghi mi sono vicini in questo momento veramente particolare per me e per la mia famiglia. Per questo ringrazio il COISP, il “mio” Sindacato. Cari amici del Coisp, ora una cosa la devo raccontare a voi ed a tutti i colleghi…
Mio figlio di nove anni e mezzo, vede il suo papà come un eroe che “arresta i cattivi”. Del resto tanti bambini vedono nella figura del poliziotto un eroe che si erge a paladino della giustizia, prestando aiuto alle persone in difficoltà e “sconfiggendo il male”. Al risveglio, la mattina dopo l’accaduto, ignaro di ogni cosa, nel vedermi con le mani ingessate è subito scoppiato in un pianto inconsolabile, intuendo che qualcuno avesse fatto del male al suo “eroe” mentre svolgeva il suo lavoro. Io, ho subito capito che il bambino aveva subito un forte choc nel vedermi in quelle condizioni, così ho cercato di fargli capire che non sempre gli eroi ne escono indenni e soprattutto che l’importante è assicurare alla giustizia chi fa del male al prossimo. Dopo averlo rincuorato e calmato, rivolgendosi a mia moglie dice: “mamma… tranquilla… tanto ora il giudice gliela fa pagare al cattivo che ha fatto male a papà, lo arresta e gli da l’ergastolo”. Tornato dall’udienza di convalida dell’arresto, mio figlio curioso mi chiede come è andata e mi dice: “al cattivone quanti anni di arresto gli ha dato?” … ma, dopo aver saputo l’esito, con la sua dolce voce carica di delusione mi dice: “Papà, scusa, ma se tu arresti i cattivi, il giudice perché non li manda in carcere? … non gli ha dato nessuna punizione? …. era meglio che ti stavi a casa a riposare sul divano, almeno non ti facevi male”. Qui mi è caduto il mondo addosso, mio figlio che ha vissuto in prima persona il “dramma dell’eroe sconfitto”, è stato messo davanti alla deludente realtà, quella in cui gli eroi si trasformano in vittime senza giustizia. La cosa che mi preoccupa maggiormente è che questa sua esperienza gli faccia maturare l’idea che chiunque commetta un reato possa rimanere impunito. Quelle parole ancora adesso risuonano insistentemente nella mia testa e vedere la delusione nei suoi occhi mi ha fatto sentire ancora peggio. Ovviamente la brutta vicenda si è inevitabilmente ripercossa anche su mia moglie, la quale, deve assistermi costantemente in ogni momento della giornata, ma ancora più difficile sarà per lei far fronte al pensiero che il bambino si è fatto vedendo come è stato facile sconfiggere un “eroe”. Ma quello non era un eroe qualunque; è il suo papà. Nonostante tutto io continuerò ad essere orgogliosamente un poliziotto, un poliziotto sempre al servizio dello Stato e della comunità, ma ancor prima… di mio figlio.
Emilio Procopio – Assistente Capo della Polizia di Stato