Hanno scritto in oltre un centinaio, tra ricercatori, docenti, studenti, personale tecnico e amministrativo, al rettore dell’Unical, Gino Crisci, perché «si faccia portavoce del fortissimo disagio che la carenza di collegamenti regionali e nazionali causa alla comunità universitaria, incidendo negativamente sulla qualità della vita delle persone e su quella del lavoro di ricerca e didattica più elementare».
Per chiedere che «siano attivati dal rettore e dalle autorità competenti canali di informazione, di ascolto e di dialogo con i lavoratori, le lavoratrici, le studentesse e gli studenti che subiscono le gravi conseguenze degli attuali disservizi».
E «che il rettore e le autorità competenti attivino immediatamente un coordinamento mirato a tamponare l’emergenza con un rafforzamento dei servizi sostitutivi e l’aggiunta di servizi integrativi (come una fermata all’UniCal da parte dei bus sostitutivi del treno)».
L’appello scaturisce dal fatto che, come è ormai risaputo, dal 6 dicembre 2017 la linea ferroviaria Paola-Cosenza è interrotta, «e non è dato sapere quando sarà ripristinato il collegamento con le linee regionali e nazionali del Tirreno».
«Il perdurare di tale situazione – è detto nel documento – resa ancor più drammatica frane e maltempo che hanno reso e rischiano di nuovo di rendere inutilizzabile l’unica strada alternativa – ha molteplici, gravissime conseguenze per la nostra comunità universitaria oltre che per le singole persone che la compongono».
Già, perché «molti dipendenti, docenti, studentesse e studenti si muovono giornalmente da e verso l’UniCal per lavorare e studiare, e subiscono più di chiunque altro l’aggravio nei tempi di percorrenza: la qualità della loro vita e del loro lavoro è la prima e più grave vittima dell’attuale situazione; diversi docenti raggiungono settimanalmente l’UniCal dal resto d’Italia per insegnare, e hanno difficoltà ancora maggiori del solito nell’arrivare in treno fino al campus o nel raggiungerlo dall’aeroporto; – tutta la comunità scientifica dell’UniCal si trova in enormi difficoltà nell’organizzare convegni, seminari, missioni».