Si dovrà presentare a palazzo San Macuto per essere ascoltato dalla commissione parlamentare antimafia il Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi. La sua audizione è fissata per mercoledì prossimo, quando il Gran Maestro sarà chiamato a fare luce sul rapporto fra le logge calabresi e la ‘ndrangheta, come, in generale, sul rapporto fra la più grande organizzazione massonica italiana e le mafie.
Secondo quanto filtra, la convocazione di Bisi è stata decisa anche in seguito a quanto emerso dalle più recenti inchieste coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, che ha svelato il fondamentale ruolo della massoneria nella creazione di una componente riservata della ‘ndrangheta, cui è delegata la definizione delle linee strategiche di tutta l’organizzazione.
Solo in Calabria, il Goi è stato costretto a chiuderne tre: la “Cinque Martiri” di Gerace, la “Rocco Verduci” di Brancaleone e la “Domenico Salvadori” di Caulonia. E rimane ancora senza spiegazione la lapidaria affermazione del boss Pantaleone Mancuso: «La ‘ndrangheta non esiste più!…. Una volta, a Limbadi, Nicotera, Rosarno c’era la ‘ndrangheta!. Adesso la ‘ndrangheta fa parte della Massoneria, diciamo è sotto la massoneria. Però ha le stesse regole! La ‘ndrangheta non c’è più è rimasta la massoneria e quei quattro storti che ancora credono alla ‘ndrangheta!». Fandonie, hanno sempre risposto dal Goi, che però non sembra aver mai avuto particolare voglia di affrontare il tema.
E questo potrebbe non essere l’unico argomento spinoso per Stefano Bisi. Il capo del Goi potrebbe infatti essere chiamato a rispondere anche su quanto svelato da Amerigo Minnicelli, ex maestro venerabile che ha denunciato il condizionamento dei clan sulle elezioni interne al Goi. Per Minnicelli, qualche mese fa ascoltato dalla commissione regionale antimafia calabrese, la vittoria di Bisi sarebbe stata propiziata anche da un sospetto aumento degli iscritti calabresi, registrato soprattutto nelle logge sfiorate dalle inchieste.
In foto il Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi