REGGIO CALABRIA – Oltre cinque secoli e mezzo di carcere sono stati chiesti dal procuratore aggiunto distrettuale di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo a conclusione della requisitoria nel processo scaturito dall’operazione “Sansone” a carico delle cosche di ‘ndrangheta di Villa San Giovanni, celebrato con il rito abbreviato.
La pena più pesante, trent’anni di reclusione, è stata chiesta dall’accusa per i fratelli Pasquale e Vincenzo Bertuca, Santo Buda, Alfio Liotta, Bruno Tegano e Andrea Vazzana. Venti anni sono stati invece chiesti per Domenico Condello, cugino del “supremo” Pasquale Condello, e diciotto anni per Felicia Bertuca. Lombardo ha chiesto l’assoluzione per Roberto Morgante.
L’inchiesta era scaturita da una informativa di reato dei carabinieri sulle attività criminali delle cosche della ‘ndrangheta di Villa San Giovanni, Campo Calabro, Catona e Fiumara di Muro, che imponevano la «protezione» a tutti gli operatori economici della zona nord di Reggio Calabria.