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TORINO – «Ala deviata del Pd». Ha usato questo termine il procuratore generale del Piemonte Francesco Saluzzo per parlare dei rapporti fra almeno un paio di esponenti torinesi del partito e un boss della ‘ndrangheta, Salvatore De Masi detto Giorgio.
L’occasione è stata la requisitoria del processo d’appello bis dell’inchiesta Minotauro il processo sull’infiltrazione della ‘ndrangheta in Piemonte e che è scattata nel 2011 , terminato nei giorni scorsi con 7 condanne . De Masi, che secondo gli investigatori fu a capo della locale di Rivoli, sono stati inflitti 9 anni di reclusione. La causa riguarda nove imputati (un decimo è deceduto) e si è celebrata per ordine della Cassazione, che il 12 maggio 2016 aveva confermato 23 condanne, ma ne aveva annullate alcune con rinvio confermando comunque l’impianto generale della sentenza di appello emessa il 28 maggio 2015 . Nessuno degli appartenenti al Pd è mai stato imputato in Minotauro.
Nelle carte dell’inchiesta Minotauro figurano dei contatti, risalenti al 2010, finalizzati alla ricerca di voti per le primarie locali. Gli interessati, quando furono sentiti dagli investigatori, dissero che non sapevano che De Masi fosse legato alla criminalità organizzata.
«In realtà – ha spiegato Saluzzo, interpellato in proposito successivamente – a noi risulta che De Masi fosse un personaggio di altissimo livello. Al punto che era addirittura destinato a ricoprire il ruolo di capo della cosiddetta ‘casa di rappresentanza’ (un organismo intermedio di raccordo fra i clan locali e la casa madre in Calabria – ndr) che l’organizzazione stava progettando di insediare in Piemonte. Il fatto che fosse lui a tenere questo genere di contatti non era una casualità».
«Ovviamente – ha precisato il procuratore generale – io non ho parlato del Pd nel suo complesso. Il Pd non è questo. E queste persone non rappresentano tutto il Pd. Senza contare che il fenomeno della ricerca di serbatoi di voti è vasto e ha una portata più generale. Parliamo però di persone che facevano cattiva politica. Senza farsi troppe domande».
Nel caso Minotauro il procuratore generale Saluzzo non ha preso parte alla fase delle indagini preliminari ma è intervenuto solo in occasione del processo d’appello insieme alla collega Monica Abbatecola.
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