“Il governo dell’acqua integrale e unico sia per l’uso civile che per quello agricolo, e sarà reso interamente pubblico, sottraendolo alla Sorical e agli Ato, dando occasionalmente ai privati la gestione di alcuni piccoli impianti e reti idriche. I cittadini non possono pagare per la cattiva gestione e le perdite economiche a loro non imputabili. Devono pagare il giusto per i servizi che ricevono”. Non ha usato mezzi termine il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, intervenuto nel corso dell’incontro dedicato alla Giornata mondiale dell’acqua e organizzato a Catanzaro, nella cittadella regionale, da Anbi Calabria e Coldiretti per presentare il nuovo Piano irriguo regionale. “Bisogna capire il da farsi – ha sostenuto il governatore calabrese – e rendere le dighe già iniziate e finite utili allo scopo che è quello del risparmio economico per la collettività. Comprendere se le dighe mai iniziate possono essere realizzate o meno. Dopo Pasqua, infatti, sarà attivo un gruppo di lavoro che si occuperà solo di questo problema, perché negli ultimi anni le risorse non sono state utilizzate in maniera intelligente connettendo tutti i dati in nostro possesso”.
La Calabria è ricca di acqua ma non sfrutta al massimo il suo potenziale
L’utilizzo dell’acqua ha una diretta ricaduta sull’agricoltura e le coltivazioni e “la Calabria, al riguardo – ha spiegato Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Colabria – avrebbe dovuto nel corso del tempo, riuscire ad irrigare 260 mila ettari, ma questo non è stato possibile a causa del cambiamento geomorfologico della regione”. Ad occuparsi del sistema irriguo sono i Consorzi di bonifica “che attraverso alcuni lavori di ammodernamento – ha sottolineato Molinaro – consentiranno al territorio, così come previsto nel nuovo piano, di avere più acqua, distribuita ai terreni anche in maniera più moderna”. “E’ necessario passare – ha sostenuto Marzio Blaiotta, di Anbi Calabria – da un sistema di irrigazione a pioggia ad un sistema di irrigazione a goccia, creando impianti efficienti e nuovi, senza trascurare l’ammodernamento e la manutenzione di quelli vecchi”. Dei 260 mila ettari, però, solo 114 mila sono dominati, e di questi solo 86 mila sono irrigabili e 29 mila, infine, risultano effettivamente irrigati. Secondo il professore Giancarlo Principato, dell’Università della Calabria, “dobbiamo fare i conti con la realtà e rinunciare all’obiettivo dell’intera copertura sui 360 mila ettari, cercando di concentrarci su un efficientamento della rete già dominata ed irrigabile. Bisogna inoltre spingere gli enti interessati a lavorare sugli impianti esistenti e sulle infrastrutture. Capire se le dighe già costruite e non funzionanti come Esaro Basso e Votturino e quelle da finire come Metramo e Menta possano effettivamente essere utili. A queste dighe si aggiungono quelle progettate e per le quali i lavori non sono mai iniziati come quella dell’Alto Esaro e del Melito.