LA CALABRIA DELLE CONTRADDIZIONI
Nonostante la Calabria si confermi regione più povera d’Italia (ultimi dati Eurostat sul Pil pro capite regionale riferito al 2014 e misurato in Standard di Potere d’Acquisto), rimane in pole position per quanto riguarda il gioco d’azzardo dove il volume delle scommesse è in continua crescita. Dal Pollino allo Stretto, passando per i piccoli centri che contornano le due coste, il gambling è divenuto una costante del cittadino calabrese medio, guadagnandosi il secondo posto nella classifica del meridione italiano (il primato spetta alla Campania). Il dato più “interessante” dal punto di vista antropologico riguarda la diffusione del gioco tra i pensionati (e qui potremmo aprire un altro tema legato al crescente isolamento sociale come probabile causa della dipendenza da gioco tra le fasce anagrafiche più avanzate…). Secondo uno studio compiuto nel 2014 da FIPAC CONFESERCENTI, gli over 65 residenti in Calabria sono circa 393 mila, di questi il segmento più a rischio ludopatia, è quello compreso tra i 65-75 anni . Gli anziani vittime del gioco sono circa 60 mila, tra cui 48 mila sono i casi problematici, mentre 12 mila affetti da azzardopatia. Fra Gratta&Vinci, superenalotto, video poker,concorsi ippici a pronostici, bingo, new slot, si giocano una parte della pensione, con la speranza, quasi sempre disattesa, di una vincita che consenta loro di migliorare le condizioni di vita. Il gioco coinvolge maggiormente le fasce più deboli. Secondo i dati del Codacons rilevati nella Sibaritide investe di più in questa direzione chi ha un reddito inferiore: giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio -basso, il 66% dei disoccupati. Numeri spaventosi di un fenomeno che ha raggiunto dimensioni preoccupanti in tutta Italia e non solo, soprattutto per i danni sociali che il conseguente gioco compulsivo e patologico genera all’interno della popolazione.
In Calabria, ad esempio, per il contrasto del fenomeno del gioco d’azzardo nel maggio del 2013 era stata avanzata una proposta da parte del Segretario Questore del Consiglio regionale Giovanni Nucera dal titolo “Disposizioni per l’accesso consapevole e responsabile al gioco lecito e la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico”. Tuttavia il pdlr è finito nel dimenticatoio, visto che la commissione chiamata ad esaminarla in sede referente non ha mai avviato i lavori.
Successivamente un’altra proposta di legge ha fatto capolino il cui promotore è Luciano Luciani, membro del Movimento SLOTMOB della provincia di Cosenza, accolta dai consiglieri regionali Franco Sergio ed Orlandino Greco e depositata presso il protocollo generale del Consiglio regionale della Calabria in data 15 ottobre 2015. Dunque, tutto ancora sulla carta, nonostante la Calabria, in termini di tempestività della proposta legislativa, sia stata tra le prime regioni italiane .
Tra gli interventi principali che il progetto prevede, oltre all’adozione di distanze dell’installazione degli apparecchi da gioco di 500 mt dai luoghi sensibili, si mira molto ad ampliare l’aspetto informazione e prevenzione con percorsi di formazione ed informazione per i titolari delle sale da gioco, la polizia locale, operatori sociali, sociosanitari e sanitari, degli operatori delle associazioni di consumatori e utenti, nonché percorsi specifici per le scuole di primo e secondo grado. È prevista anche la produzione e distribuzione di materiale informativo preparato dagli uffici competenti delle ASP provinciali e l’istituzione di un osservatorio regionale sul GAP (Gioco d’Azzardo Patologico). Nella proposta di legge l’attenzione è posta proprio sui destinatari primari dell’intervento, i giocatori patologici, per i quali sono previsti specifici percorsi di riabilitazione, stanziamento di fondi per la cura delle persone colpite da questa malattia e l’assistenza delle famiglie, l’istituzione di un servizio di assistenza anche attraverso l’attivazione di un numero verde dedicato.
Un piccolo passo avanti, in un quadro decisamente lacunoso, venne fatto dalla Commissione Straordinaria di Reggio Calabria nel 2014 attraverso un’ordinanza che obbliga le sale da gioco cittadine, bar ed esercizi commerciali con la presenza di macchinette, a limiti di orari nell’apertura e chiusura delle attività. Una decisione, quella assunta all’epoca dai commissari, che arrivò proprio nelle ultime settimane di gestione, dopo lo scioglimento dell’Ente per contiguità con la ‘ndrangheta.
Una febbre, quella del gioco, che continua a diffondersi coinvolgendo milioni di persone, tra cui tantissimi anziani già finiti nel vortice della ludopatia. Una situazione sociale che deve far riflettere se si pensa ai danni provocati in termini sanitari e di risorse sottratte all’economia reale, per non parlare di quelli legati all’indebitamento con conseguente povertà familiare, usura e intrecci con la criminalità organizzata.
Rosy Urso