Quattro professionisti degli Ospedali riuniti di Reggio sono ai domiciliari. Sospesi altri sei medici e una ostetrica. Le indagini partite dalla morte di due neonati. Tanti i casi sospetti
Aborto senza consenso, lesioni irreversibili, decessi di neonati. Quattro medici del Presidio ospedaliero “Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabria sono stati arrestati e posti ai domiciliari e altri sei e un’ostetrica sono stati sospesi dalla professione per 12 mesi, nell’ambito di un’inchiesta della Procura calabrese.
Le accuse sono di falso ideologico e materiale ed interruzione di gravidanza senza consenso. Secondo gli inquirenti, nei reparti di Ostetricia e Ginecologia, di Neonatologia e di Anestesia degli “Ospedali riuniti” di Reggio vi sarebbe stato un sistema di copertura illecito, messo in atto in occasione di errori commessi in interventi su singole gestanti o pazienti, per evitare di incorrere nelle responsabilità soprattutto giudiziarie.
I presunti episodi di malasanità riguardano la morte di due neonati e le lesioni irreversibili riportate da un altro bimbo, dichiarato invalido al 100 per cento. Inoltre, l’inchiesta ha riguardato anche traumi e crisi epilettiche di una partoriente, il presunto procurato aborto di una donna non consenziente e le lacerazioni di parti intime e connotative di altre.
Tra gli arrestati anche l’ex primario Pasquale Vadalà e il suo facente funzioni Alessandro Tripodi, mentre altri medici sono indagati e ancora in servizio. Stando all’inchiesta, condotta dagli uomini del colonnello Alessandro Barbera e dei comandanti del Nucleo Luca Cioffi e Domenico Napolitano, agli ospedali Riuniti c’era “un sistema di copertura illecito, condiviso dall’intero apparato sanitario, che è stato attuato in occasione di errori medici”.