
L’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento sancisce la fine dell’era renziana e restituisce un nuovo orizzonte politico nel quale, guardando allo specifico calabrese, consegna una prevalenza dei parlamentari grillini. Che, però, non hanno rappresentanza nel Consiglio regionale. Essi hanno voce nelle piazze, e non è poco, ma sono assenti nelle assise istituzionali più importanti.
È una situazione asimmetrica che prima o poi si farà sentire. Renzi, anche in Calabria, è sparito dal radar, anche se Magorno rimane sulla barricata. Il Pd locale è tutto quello che rimane del direttorio che in questi anni ha gestito il partito.
Della triade Minniti, Magorno e Oliverio resta in piedi solo quest’ultimo, sulle cui spalle ricade tutto il peso di un pachiderma che in questi anni ha collezionato solo sconfitte dopo l’ubriacatura dei selfie e dei provvedimenti che pure ci sono stati. Ma, da ora in poi, il governo Oliverio non avrà tanti amici a Palazzo Chigi. In realtà, se si guarda il settore sanitario, non ne aveva neppure prima. Ma di necessità, come si dice, si fa virtù.
La maggioranza che sostiene la giunta Oliverio è arrivata a un bivio. Mancano meno di due anni alla conclusione della legislatura. C’è chi ha cantato già il de profundis, salvo a specchiarsi nei propri guai, e c’è chi, come il presidente Oliverio, prova a rilanciare la propria esperienza, contando di raccogliere quanto ha seminato in questi anni.
Per percorrere l’ultimo miglio in discesa, o quanto mento per provare a farlo, il governatore, prima di rimodellare l’esecutivo a causa delle caselle assessorili vuote, ha riunito la sua maggioranza per vedere se innanzitutto esisteva ancora. Verificato questo e chiamato l’appello si è fatto dare un mandato per mettere mano al rimpasto, meglio: al tagliando, fissando alcune regole e disegnando taluni obiettivi da raggiungere. Da quello che si è saputo la riunione di giovedì scorso sembrerebbe abbia diradato alcune ombre, come quella della verifica di fedeltà dei gruppi cadetti. C’è.
Dunque, i suonatori saranno sempre gli stessi ma la musica, si presume, dovrebbe cambiare lo spartito. Parallelamente accade che domani si riunisce a Lamezia l’assemblea regionale per, essenzialmente, stabilire la data del congresso. Può darsi che il Pd aprirà un dibattito interno oppure lo sposterà nel tempo. Questo partito però ha il fiato sul collo da parte di interi settori di scontenti che sono già in movimento per creare un cartello civico di non meglio identificazione che guarda all’elezione regionale del 2019.
Giovedì verrà a Cosenza l’ex Guardasigilli Orlando. Nel frattempo il coordinatore regionale della sua corrente, Giuseppe Terranova, che, nell’ambito di un’articolata critica del vissuto calabrese, osserva: «A tutto ciò come si risponde? Con le liturgie del passato? Con conte muscolari al nostro interno? Con assemblee di circostanze? Mettendo la testa sotto la sabbia, riscaldando una minestra che ormai è diventata disgustosa anche ai più tolleranti e resistenti? Con cooptazioni e riciclaggi figli di logiche padronali e feudatari?».