
L’obiettivo doveva essere la modernizzazione dell’area sita tra Via Jonio, Via Marina e Via San Giovanni Bosco grazie alla autonoma iniziativa di cittadini singoli o associati che con interventi modernizzazione di pulizia, manutenzione e abbellimento ne potessero migliorare il decoro urbano e la relativa vivibilità.
Oggi l’area in questione, alla quale vogliamo aggiungere anche quelle dell’ex Fata Morgana ed ex IAT, giace in uno stato di degrado che non rispecchia nel modo più assoluto quello che era e doveva essere il discutibile intento dell’Amministrazione per uno spazio di verde pubblico che ha dovuto subire, anch’esso, l’ennesimo processo di cementificazione che ormai sta inesorabilmente aggredendo varie parti della città.
Ci troviamo costretti, pertanto, a segnalare e lamentare il relativo abbandono in quanto sporcizia e incuria risaltano in modo inequivocabile su quella che rappresenta un’area di transito e di passeggio particolarmente frequentata.
Ci fa specie, per quanto si legge nelle relative delibere di giunta e di consiglio, che l’Ente abbia inteso accogliere la proposta di alcuni privati (uno dei quali sembra abbia chiuso definitivamente le attività) volta alla modernizzazione dell’area in quanto lo stesso “non dispone delle risorse sufficienti per far fronte a tutti gli interventi necessari al fine della riqualificazione”. Lo diciamo in virtù dei tanti soldi spesi per altri interventi, sicuramente non necessari e meno urgenti, che hanno tra l’altro interessato zone della città che richiedevano, invece, ben altre attenzioni.
Appare altresì del tutto discutibile che l’ Amministrazione abbia consentito, su detta area, la collocazione di due gazebo, l’uno con struttura in acciaio e l’altro in legno, realizzati senza titolo abilitativo in un contesto dove, abbiamo più volte ribadito, sarebbe stato necessario stabilire delle linee guida che dessero uniformità e identità ad una città che nella sua tendenziale vocazione turistica meriterebbe una ben altra visione di decoro urbano che vada al di la di quella frammentazione che la stessa Amministrazione affermi essere comunque “continuità”.
La sistemazione dello spazio, da quanto si legge, unitamente e tali strutture inutilizzate per almeno dieci mesi all’anno, avrebbero dovuto favorire la vita sociale con una aggregazione più diffusa, priva di barriere architettoniche e con un elevato grado di libertà di fruizione, un così elevato grado di fruizione da consentire, al proprio interno, il parcheggio di autovetture che qui trovano addirittura spazi idonei di sosta.
Per quanto in virtù del “principio di accessione” il comune di Soverato avesse acquisito attraverso un provvedimento approvato con la delibera di Consiglio Comunale n° 34 del 17/05/2018 e che lo stesso provvedimento veniva successivamente annullato in autotutela (delibera di Consiglio Comunale n° 56 del 20/12/2018) ci chiediamo a chi spetta mantenere il decoro urbano di questo suolo pubblico , la pulizia e la manutenzione di dehors che nulla hanno di armonico e funzionale che più che abbellire imbruttiscono e quel poco di verde rimasto nel contesto di fioriere impattanti che cozzano orribilmente con il suggestivo quadro paesaggistico per quanto, a parere dell’Amministrazione, la conservazione dell’opera, alquanto discutibile, “non contrasta con i più rilevanti interessi urbanistici e ambientali”.