L’Associazione italiana persone down (Aipd) e l’Associazione nazionale genitori persone con autismo (Angsa) di Catanzaro si dicono preoccupate per tutti i bambini con disabilità che usufruiscono delle attività terapeutiche di Fondazione Betania.
Dopo il lungo lockdown dello scorso anno a causa dell’emergenza Covid, le terapie in presenza non sono state più riattivate e, da allora, i bambini seguono solo incontri attraverso piattaforme digitali.
Da qui la decisione delle Associazioni di inviare una lettera aperta indirizzata ai vertici della Fondazione, alla Regione Calabria, al commissario alla Sanità e alla direzione generale dell’Asp, per chiedere la ripresa delle attività in presenza.
«La Fondazione ha chiuso i propri battenti – è scritto nella missiva dall’Aipd e dall’Angsa- consentendo solo terapie in modalità online che però, nonostante l’impegno encomiabile dei terapisti, non può assolutamente sostituire le terapie in presenza e addirittura, è stato dimostrato che tale metodo, a lungo andare, si è rivelato essere controproducente se non addirittura dannoso per i piccoli pazienti».
«Strutture private con analoga complessità organizzativa di Fondazione Betania, – sostengono le Associazioni – hanno da subito reso disponibili i loro servizi, pur adottando alcune limitazioni di accesso seguendo ovviamente le disposizioni di sicurezza anti covid.
A seguire, anche le strutture a capo della ASL sono rientrate a pieno regime con le terapie in presenza malgrado la conclamata e riconosciuta lentezza organizzativa della sanità pubblica calabrese in particolare. Nel corso dell’anno, con le esperienze acquisite, in un qualche modo si è capito come trattare il Covid, tant’è che numerose attività produttive, anche se con fase altalenanti, hanno riaperto le loro attività.
Anche la scuola ha ripreso la didattica in presenza, nonostante si tratti di una utenza numericamente considerevole e tempi di esposizione maggiori».
L’Aipd e l’Angsa chiedono alla Fondazione tempi rapidi per la ripresa delle terapie in presenza «auspicando, per la salvaguardia della salute dei tanti bambini interessati, che l‘apparente immobilismo dimostrato finora – concludono – non sia invece propedeutico ad un possibile progetto di allentamento operativo della Struttura così come vorrebbero insistenti voci non meglio qualificate.
Prospettiva questa che provocherebbe danni incalcolabili sotto l’aspetto psicologico dei piccoli pazienti e delle loro famiglie, le quali, dovendo cercare di tamponare rivolgendosi ai privati, si vedrebbero inoltre interessate da un aggravio economico non indifferente».