Quest’anno l’ Arcidiocesi di Catanzaro – Squillace, ha scelto di celebrare la XXV giornata mondiale del malato- istituita da Giovanni Paolo II nel 1993, che si festeggia in concomitanza con la festa della prima apparizione della Madonna di Lourdes a Bernardette- a Soverato.
Una giornata ricca di fede, speranza, commozione tra canti e gioia, che si è svolta nella chiesa parrocchiale ”Santa Maria Immacolata”, alla presenza di Monsignor Vincenzo Bertolone, del parroco don Pasquale Rondinelli, del direttore pastorale della salute, don Enzo Iezzi, del parroco di Staletti don Roberto Corapi, di tantissimi fedeli, degli ammalati, dei volontari e delle dame Unitalsi di Soverato e della sezione di Catanzaro, delle associazioni dei carabinieri, del Corpo di Malta e del Corpo medici volontari San Lazzaro. “Una giornata importante voluta dal vescovo- hanno detto Giuseppe Pipicelli ed Elisa Sergi, presidente e vice Unitalsi di Soverato. Siamo felicissimi di condividere questo momento con la sezione di Catanzaro, in quanto rappresentiamo le sottosezioni della Diocesi. L’unione è sempre un elemento bello e significativo”. Parole di fede e speranza quelle pronunciate dal vescovo. “Una giornata – ha detto- che Soverato e Catanzaro con l’Unitalsi vivono insieme, questo è un primo fattore importante. Incontrare i malati significa riflettere sulla malattia che può bussare alla porta di tutti e, quando arriva, dobbiamo essere preparati a saperla accettare dignitosamente e cristianamente. E’ un momento bello, di forte fede”. Monsignor Bertolone ha fra l’altro rilevato come la sofferenza non l’abbia voluta il Signore, ma è frutto del peccato, lui è venuto a riparare con la redenzione, con la croce, lui è solo sorgente di vita. “Guardando il crocifisso possiamo arrivare a sublimare la sofferenza, diversamente, sarebbe incomprensibile; Gesù gli ha dato luce e valore. La croce diventa un’occasione di conversione. Sono grato a tutti i volontari – ha concluso- che generosamente e gratuitamente si spendono ogni giorno per gli altri. Non solo a coloro che lavorano in associazioni, ma anche a quanti fanno volontariato in famiglia, o con il vicino di casa, in silenzio: grazie a coloro i quali servono e assistono ammalati e persone bisognose”. Una giornata doverosa, di riflessione sulla malattia, sulla sofferenza, come ha sottolineato il vescovo, un momento di condivisone e di crescita spirituale e umana. “Si può avere la malattia del cuore, dello spirito, del vizio, del peccato. La malattia non è mai un castigo di Gesù. E dico ai malati, offrite la sofferenza per il bene de peccatori”. Il vescovo ha stretto la mano ai malati presenti regalando sorrisi, affetto e speranza.
Antonella Rubino