In vista della stagione estiva e dell’avvio delle attività turistiche in spiaggia, gli interventi di pulizia vengono spesso avviate, da molti Comuni, senza prestare la dovuta attenzione, utilizzando pesanti trattori e persino bulldozer cingolati che sconvolgono la struttura del suolo e le comunità animali e vegetali presenti.
La spiaggia e la duna non sono un mucchio di sabbia inabitato, bensì rappresentano un prezioso ecosistema in cui vivono, e si riproducono, specie protette ed emblematiche come la tartaruga marina Caretta carettae il Fratino Charadrius alexandrinus.
In riferimento a queste specie, stigmatizziamo il comportamento della Regione Calabria che è pronta a fregiarsi, in molte occasioni, del successo annuale di tante ovodeposizioni che si registrano sulle nostre coste, ma che poi non dimostra altrettanta prontezza quando occorre invece proteggerle attivamente, in particolare attraverso l’applicazione delle numerose leggi e regolamenti, nazionali e comunitari, che si stratificano a loro tutela.
La tartaruga marina Caretta caretta si riproduce in Calabria più che in ogni altra regione italiana e, stante ai numeri forniti dall’Associazione “Caretta Calabria Conservation”, che si occupa del monitoraggio e della tutela dei nidi della specie in tutta la regione, non meno di 50-100 deposizioni all’anno interessano le nostre coste. Sebbene il maggior numero di nidiate si rinvengono lungo la costa ionica della provincia di Reggio Calabria, il fenomeno interessa tutte le spiagge della regione, senza alcuna esclusione.
«Proprio nel rispetto dei nidi di Tartaruga marina – spiega Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità – la gestione delle spiagge da parte dei comuni dovrebbe quindi essere più attenta, evitando in primis la pulizia meccanica degli arenili che, oltre a distruggere le covate eventualmente presenti, turba l’equilibrio chimico fisico delle spiagge, rendendole meno accoglienti per le femmine di Carettache annualmente vi ritornano sperando di trovarla intatta e ospitale come quando da cuccioli, appena emersi dal nido, la lasciarono per la prima volta almeno 25-30 anni fa».
«Facciamo appello – afferma Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria– a tutti i sindaci dei comuni rivieraschi calabresi e alle altre istituzioni che sovrintendono alla gestione del demanio marittimo, affinché il fragile confine tra terra e mare sia preservato. La Regione intervenga in maniera efficace nel definire i criteri e le linee guida da seguire, facendo in modo che i Comuni possano ricevere risorse regionali solo nei casi di gestione manuale e sostenibile degli arenili; ampli le aree non idonee e il periodo di non utilizzo dei mezzi meccanici per la pulizia delle spiagge; verifichi che i comuni seguano le linee guida previste e la coerenza delle operazioni pulizia delle spiagge e metta a disposizione dei cittadini, infine, un numero verde per denunciare abusi e cattiva gestione degli arenili».