“Il regolamento regionale sulle strutture assistenziali pubblicato pochi giorni fa sul Burc rischia di dare un colpo mortale alle case rifugio che danno assistenza alle donne vittime di violenza o di tratta e, contestualmente, ai loro figli che spesso sono vittime della cosiddetta ‘violenza assistita’.
Rispetto alla capacità ricettiva delle case rifugio, infatti, il regolamento stabilisce in 6 il numero massimo di donne da ospitare, e consente di accogliere al massimo 4 bambini di età superiore ai tre anni, per i quali non verrà corrisposto il pagamento di alcuna retta (prevista invece per i bambini di età inferiore).
In sostanza la Regione non intende contribuire al sostentamento dei bambini, lasciando che a farsene carico siano interamente le associazioni che gestiscono i centri antiviolenza. Le case rifugio, che già versano in una difficile situazione economica a causa dei tagli che si sono susseguiti nel tempo, si vedranno quindi costrette a non ospitare bambini di età superiore ai tre anni: bambini, è utile ricordare, che vivono una situazione particolarmente delicata, avendo vissuto già in tenerissima età il dramma della violenza in famiglia.
Essere ospitati nelle strutture insieme alle madri consente ai minori, quale sia la loro età, di ricevere un sostegno psicologico e materiale in un delicato momento di crescita e di cambiamento. Io spero che si tratti di un errore, perché la decisione della Regione è in netto contrasto con gli impegni assunti dall’assessore Roccisano, anche quando avevamo evidenziato il rischio che il regolamento in fase di definizione penalizzasse i centri antiviolenza.
Con questo provvedimento, pubblicato il 29 dicembre, la Giunta regionale ha chiuso l’anno nel peggiore dei modi, dimostrando scarsa attenzione nei confronti di persone deboli e maggiormente bisognose di sostegno, oltre che dei tanti volontari e operatori che con passione e professionalità si sostituiscono al sistema pubblico in un’attività dal grande valore sociale. Chiedo al governatore Oliverio e all’assessore Roccisano di modificare immediatamente il provvedimento, per consentire alle case rifugio di proseguire nel loro lavoro di assistenza alle donne vittime di violenza e ai loro bambini”.