Pubblichiamo la nota del coordinamento calabrese acqua pubblica “Bruno Arcuri” dopo l’ultima sentenza del Tar che giudica illegittime le tariffe pretese dalla Sorical, “una questione che – affermano – il coordinamento denuncia almeno dal 2010, da quando cioè si procedeva alla raccolta firme per i referendum sull’acqua. E si è espresso ribadendo ulteriormente la validità della nostra posizione, tra l’altro – puntualizzano – confermata già nel 2011 dalla Sezione Regionale della Corte dei Conti: “le modifiche tariffarie apportate da Sorical e Regione Calabria fino al 2011 sono illegittime e sono state apportate senza alcuna autorità e potere, e i soldi ricevuti illegittimamente devono essere resi indietro ai comuni calabresi”. Il coordinamento si appella infine al governo regionale affinchè non si stravolga l’esito referendario.
Finalmente il TAR della Calabria si è espresso su una questione che il Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” denuncia almeno dal 2010, da quando cioè si procedeva alla raccolta firme per i referendum sull’acqua. E si è espresso ribadendo ulteriormente la validità della nostra posizione, tra l’altro confermata già nel 2011 dalla Sezione Regionale della Corte dei Conti: le modifiche tariffarie apportate da Sorical e Regione Calabria fino al 2011 sono illegittime e sono state apportate senza alcuna autorità e potere, e i soldi ricevuti illegittimamente devono essere resi indietro ai comuni calabresi.
Per opportuni approfondimenti tecnici sulla questione, rimandiamo ad un documento disponibile sul sito www.abccalabria.org che profeticamente abbiamo redatto già nel gennaio 2014 (link diretto:http://www.abccalabria.org/wp-content/uploads/2014/01/2014.01.08-Tariffa-Acqua.pdf).
In questa sede non intendiamo addentrarci su altri incredibili aspetti pure citati in quel documento, come i valori di tariffa del prezzo iniziale dell’acqua o l’errore di conversione lire/euro in occasione del passaggio della gestione a Sorical. Su questi e molti altri punti oscuri attendiamo ancora che sia fatta luce dalle autorità competenti, magistratura ordinaria e contabile. Neppure vogliamo, infine, girare il coltello nella piaga dell’effettiva capacità dei nostri politici locali di difendere gli interessi dei comuni che amministrano, anche se va ricordato il fatto che un ricorso che riguardava 391 comuni è stato presentato da uno solo (il Comune di Borgia), grazie al fondamentale interessamento di alcuni membri del Coordinamento.
Ciò che c’interessa ora è evidenziare alcuni aspetti relativi al futuro dell’acqua in Italia ed in Calabria.
Proprio mentre la giustizia amministrativa calabrese certifica il fallimento del mix pubblico-privato nella gestione del più simbolico dei beni comuni, il Parlamento ed il Governo nazionale non solo stravolgono la proposta di legge d’iniziativa popolare sulla ripubblicizzazione dell’acqua (firmata a suo tempo da oltre 400mila cittadini italiani), ma con il Decreto Attuativo della Legge Madia si prefiggono gli obiettivi di “ridurre la gestione pubblica dei servizi ai soli casi di stretta necessità” e di “garantire la razionalizzazione delle modalità di gestione dei servizi pubblici locali, in un’ottica di rafforzamento del ruolo dei soggetti privati”, resuscitando addirittura il concetto di ”adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella composizione della tariffa, nell’esatta dicitura che 26 milioni di cittadini avevano democraticamente abrogato con i referendum del 2011.
È l’ennesima riprova che l’integralismo neoliberista non si fa scrupolo alcuno di fare strame della volontà popolare e degli strumenti democratici. Di questo i cittadini italiani dovrebbero tener conto, in particolare quando si recano alle urne.
Nello stesso momento, nella nostra Regione si stanno seguendo due percorsi legislativi paralleli per ridefinire il servizio idrico integrato.
Uno è quello tratteggiato da una proposta di legge d’iniziativa popolare regionale, sostenuta da circa 11000 cittadini calabresi e una ventina di comuni, che delinea un percorso di gestione pubblica e partecipata, ma purtroppo sonnecchia da molto tempo in commissione Ambiente. L’altro è una proposta della Giunta Regionale che sappiamo essere in dirittura d’arrivo, e che tra l’altro prevederebbe ancora l’esistenza della Sorical in forma di SpA, sebbene nella nuova veste di società a capitale interamente pubblico.
Siamo ad un punto di svolta. Le decisioni che si prenderanno a breve incideranno sul futuro dell’acqua in Calabria per molti anni a venire. Ancora una volta dunque ci appelliamo ai governanti della nostra Regione. Siete ancora in tempo a non stravolgere l’esito referendario. Soprattutto perché anche voi avete vito e toccato con mano l’esito di una gestione privata dell’acqua in Calabria.
Avete il dovere di tenere in debito conto la volontà dei cittadini e le proposte che, attraverso un movimento dal basso, sono giunte in Consiglio. Altrimenti avrete tradito la volontà popolare.
Da parte nostra attiveremo tutte le nostre capacità per una mobilitazione diffusa sui territori in difesa di un servizio idrico integrato che sia pubblico e partecipato.