“Il nostro sistema sanitario viene da dodici anni di commissariamento e sino ad oggi il settore è stato gestito solo in chiave economica, con tagli selvaggi dei servizi che al momento riescono a mala pena ad affrontare l’ordinario, figurarsi un’emergenza come questa.
Basti pensare che i posti in terapia intensiva sono circa 150 e sono quasi tutti già impegnati da pazienti ‘ordinari’”.
E’ quanto ha dichiarato questa mattina, intervistata su La7, il presidente della Regione, Jole Santelli.
In contemporanea in un’intervista alla Stampa Santelli lancia un appello per chiedere a chi vive o lavora al Nord di non rientrare, annunciando la quarantena obbligatoria per chi torna.
“L’esodo incontrollato “porterà all’aumento esponenziale del contagio anche da noi. È evidente che una sanità come quella calabrese, vessata da anni da tagli selvaggi, non è in grado di reggere una situazione di totale emergenza”- dice.
“Dobbiamo considerare che già il primo decreto sulla zona rossa aveva determinato l’arrivo in Calabria di molte persone provenienti da lì. E in effetti le persone sottoposte a tampone con risultati positivi avevano tutti collegamenti con quelle zone – spiega – Il decreto di sabato, che non ha previsto contromisure per le regioni del Sud, ha dato il via a un esodo di massa. Il timore di una diffusione massiva del contagio anche nelle nostre regioni è una possibilità realistica”.
Ora per la governatrice vanno controllati treni e pullman di lunga percorrenza, serve che il governo impegni prefetti e forze dell’ordine nei controlli e “occorrono sanzioni per chi non rispetta le prescrizioni. Ci sono materie che attengono alla potestà dello Stato che deve esercitarla”.
La sanità calabrese è sottoposta “da anni a piano di rientro, a commissariamento ed infine c’è stato il decreto Calabria e il risultato è che “abbiamo una sanità che già boccheggia per offrire un servizio sufficiente. Fronteggiare un’ emergenza che ha portato al collasso una sanità modello come quella lombarda fa venire decisamente i brividi. Abbiamo predisposto il piano di emergenza, ma siamo consapevoli dei nostri limiti”.
C’è la necessità “di ulteriori 50 posti letto in Terapia intensiva e 140 posti tra Malattie infettive e Pneumologia” e “c’è bisogno di attrezzature e di personale medico e paramedico”.
Per questo “abbiamo fatto le nostre richieste al Ministero, che ha varato un decreto apposito in materia di personale sanitario. È una lotta contro il tempo, ma se ciascuno svolgerà il proprio compito istituzionale, ce la possiamo fare”.