L’incanto di una voce intensa, declinata con una infinita gamma di nuances, eppure fluida e naturalissima, una band in stato di grazia, di raro equilibrio ed elegante espressività, la suggestione del luogo con la sua storia millenaria, ed ecco l’inaugurazione della XIX edizione di “Armonie d’arte festival”
ideato e diretto da Chiara Giordano, eccezionalmente per questa apertura al parco archeologico di Locri, con il concerto seducente e avvolgente della regina del Jazz internazionale, Dee Dee Bridgewater.
Il suo appeal, la complicità puntuale con i musicisti sul palcoscenico hanno creato l’alchimia di una calda serata d’estate, impregnata del tepore del romanticismo raffinato del mondo chansoniero francese.
Da Edith Piaf, a Jacques Brel, a Gilbert Becaud, Dee Dee Bridgewater ha omaggiato la grande tradizione francese, con il suo stile personalissimo e accattivante. La fisarmonica struggente di Marc Berthoumieux e le percussioni duttilissime di Minino Gray hanno fatto da contrappunto alla voce della Bridgewater, in un dialogo musicale che ha impreziosito la tessitura di questi grandi classici, con un’interpretazione generosa, intimistica, a tratti dolente, a tratti brillante, che ha trasformato ogni singola esibizione in un viaggio che tocca le corde più profonde di ciascuno.
L’amore è stato così raccontato dalla speciale sensibilità dell’artista come cifra esistenziale ed emotiva, come orizzonte di senso e di ispirazione.
Il concerto ha toccato il suo apice, con la meravigliosa e poetica “Et maintenant” che Dee Dee ha dipinto con la sua voce, accarezzando con maestria, in ogni singola nota porta al pubblico, quel senso di struggente malinconia che attraversa la canzone. Un concerto di altissimo livello musicale, inframezzato dalla grazia con cui l’artista ha interagito con il pubblico, introducendo i vari momenti di una scaletta che è scivolata via senza intoppi.
Una scommessa vinta, dunque, quella di Armonie d’arte festival a Locri. L’inaugurazione in trasferta del festival, che ha come sua casa d’elezione il parco archeologico di Scolacium a Roccelletta di Borgia, ha rilanciato il ruolo di un festival che da diciannove anni, e ogni anno con maggiore convinzione, si spende per imbastire, con sapiente regia, eventi che lasciano il segno nei luoghi della storia, come nell’immaginario collettivo, per la pregnanza non solo puramente artistico-estetica, ma per il valore etico aggiunto di raccontare la bellezza come arma di difesa e di salvezza.
«Andare nel cuore della Magna Grecia, a Locri – ha commentato il direttore artistico Chiara Giordano – ha appresentato una felice esperienza, che ha ribadito per “Armonie d’arte” la mission di porgere un messaggio culturale che va oltre la semplice e mera proposta di spettacoli, ma che si costruisce e si alimenta di una narrazione della bellezza nel senso più ampio e compiuto del termine.
Ed ora torniamo al parco archeologico di Scolacium a Roccelletta di Borgia e attendiamo un’altra grande stella della musica internazionale, l’appassionata e travolgente Dulce Pontes, il 26 luglio prossimo».