Dati sulla depurazione pessimi, Legambiente è da anni che segnala la gravità
Un mare azzurro in Calabria. Se non ora quando?
Il bellissimo mare calabrese deve essere anche trasparente e pulito? Sfidiamo chiunque a dare una risposta negativa. Eppure ormai da anni i dati sulla depurazione in Calabria disegnano una situazione impietosa.
Legambiente Calabria ha da molto tempo segnalato la gravità della situazione a tutte le Amministrazioni competenti, anche attraverso la pubblicazione nel 2015 e nel 2016 dei dossier “La depurazione in Calabria: un contributo per affrontare il problema dello smaltimento dei fanghi”, a cura degli Ingegneri Aldo Perrotta (Comitato Scientifico ) e Luigi Sabatini ( Direttore Legambiente Calabria) e del Dott. Andrea Dominjianni (Vice -presidente Legambiente Calabria).
Negli anni, e lo conferma il monitoraggio di Goletta Verde, la situazione non è migliorata anzi sembra essere peggiorata.
I dati diffusi nei giorni scorsi da Arpacal evidenziano solo in provincia di Catanzaro il malfunzionamento di ben 17 impianti di depurazione su 22. Dati allarmanti che rischiano, purtroppo, di essere solamente la punta dell’icerberg a pochi mesi dall’inizio della stagione estiva.
Un dato appare illuminante: i controlli effettuati da ARPACAL, nella Regione Calabria, sono in progressiva diminuzione.
In provincia di Catanzaro, infatti, i controlli sugli impianti effettuati da ARPACAL sono passati da 39 nel 2012 a 22 nel 2013 e, per come si apprende dalle notizie di stampa, a 22 nel biennio 2015- 2016, con un sostanziale dimezzamento degli impianti controllati, sebbene gli impianti di depurazione della provincia di Catanzaro siano 98 e quindi i controlli annui sono stati effettuati soltanto su circa l’11 % del totale.
Legambiente Calabria, nel suo dossier, ha riscontrato forti anomalie evidenziando che in provincia di Catanzaro solo pochissimi impianti hanno quantità di fanghi smaltiti compatibili con le quantità di acqua trattata, secondo il rapporto di ISPRA.
Sin dal 2015 Legambiente Calabria ha suggerito che la comunicazione della quantità di fanghi, di acqua trattata e della modalità di smaltimento dei fanghi fosse una condizione per ottenere i finanziamenti per efficientare la depurazione in Calabria e che il rapporto tra fanghi prodotti e acqua trattata venisse monitorato per determinare un primo elemento atto a far scattare i controlli.
L’associazione ha anche proposto che lo smaltimento dei fanghi ed il relativo costo fosse eliminato dagli oneri delle imprese che gestiscono gli impianti di depurazione per dare ai Comuni o alle Unioni di Comuni un elemento attraverso cui controllare l’efficienza della depurazione nei territori di competenza.
Tuttavia sono passati due anni e quasi nulla è stato concretamente fatto per controllare effettivamente la gestione degli impianti di depurazione e migliorare il sistema.
Intanto la Regione Calabria ha autorizzato il finanziamento per la realizzazione di un programma di efficientamento e rifunzionalizzazione degli impianti di depurazione dei comuni costieri calabresi fissando, attraverso la stipula di convenzioni, nel giugno 2015, con il termine di 3 mesi la realizzazione di tutte le urgenti attività previste. Tuttavia il termine di conclusione di tali lavori, nonostante la loro urgenza ed indifferibilità, è stato poi prorogato dalla Regione Calabria per ben 5 volte (l’ultimo termine di scadenza è ora fissato al 31 marzo 2017).
Non è dato sapere quanto tempo ancora dovranno ancora aspettare i cittadini calabresi per la risoluzione delle problematiche depurative che coinvolgono centinaia di Comuni oggetto anche di due procedure d’infrazione comunitaria.
I controlli di ARPACAL devono essere incrementati ed intensificati ma l’ottica sanzionatoria, pur importante ed utile, da sola non basta. “Occorre intervenire concretamente e celermente, in una prospettiva di prevenzione e di miglioramento dell’efficienza degli impianti di depurazione a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini” afferma Anna Parretta, del Centro di azione giuridica di Legambiente Calabria.
Non si può aspettare l’inizio della stagione estiva per distribuire e parcellizzare finanziamenti per approntare soluzioni tampone. Non si può aspettare l’inizio della stagione estiva per indignarci davanti ad un mare che dovrebbe essere azzurro, salubre e pulito.
È indispensabile ed urgente che ciascun Ente locale dalla Regione Calabria, alle Province ai Comuni svolga fino in fondo, nell’ambito delle rispettive competenze previste dalla legge, il proprio ruolo di controllo, gestione e tutela. I Comuni hanno gran parte delle responsabilità ed in questo vanno aiutati, guidati e accompagnati costruendo e costituendo un supporto tecnico strutturato e continuo agli uffici comunali”. Occorre fare sinergia mettere insieme tutti i soggetti che a vari livelli hanno competenze, professionalità e conoscenza di cosa accade alla depurazione in Calabria unitamente alle forze dell’ordine e della magistratura. Occorre anche partire dalla verifica delle autorizzazioni allo scarico dei vari depuratori che insistono in ogni Comune: conoscere se hanno o meno l’autorizzazione allo scarico da parte delle Province e quali i motivi dell’eventuale non rilascio, delle diffide ad adempiere e dei dinieghi.
Vorremmo concretezza e continuità d’azione nella risoluzione dei problemi. Il mare è il biglietto da visita della Calabria e proprio per questo dalla fine della scorsa stagione estiva avevamo proposto la costituzione di una cabina di regia….ma ai buoni propositi non è seguito nulla.
Se non ora quando? Non è più prorogabile un piano che impedisca che l’ambiente, risorsa della nostra Regione, sia continuamente violentato.
Legambiente, in nome del popolo inquinato, adotterà ogni possibile azione per salvaguardare la natura ed il benessere dei cittadini calabresi. Non vorremmo ululare alla luna inascoltati… vorremmo viverlo il…mare.