Per ora preferisce non parlare. Marco Gallo ieri s’è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip distrettuale di Catanzaro che voleva sentirlo sul terzo omicidio di cui è accusato, quello dell’avvocato Francesco Pagliuso avvenuto un anno e mezzo fa in città.
Gallo, 32 anni, avrebbe ucciso il giovane penalista sotto la sua casa di Via Marconi con lo stesso metodo adottato per le altre sue vittime.
A sostenerlo è la procura antimafia catanzarese guidata da Nicola Gratteri. Primo: ha sparato a distanza ravvicinata e alla testa per uccidere; secondo: ha dimosrato molta dimestichezza con la pistola essendo allenato a un poligono di tiro di Pianopoli, tanto che in un altro omicidio l’arma s’era inceppata ed era stato abile a estrarre due proiettili per rimetterla in funzione.
In pratica s’è trattato della stessa mano che ha ucciso Pagliuso, il suo amico ferroviere Gregorio Mezzatesta a Catanzaro e il fruttivendolo di Piazza Fiorentino Francesco Berlingeri davanti a sua figlia.
Inizialmente si pensava ad un killer autonomo che agiva su mandato della ‘ndrangheta. Adesso gli investigatori hanno più certezze sul conto di Marco Gallo, dopo che a casa sua a Falerna hanno trovato una foto ricordo di Daniele Scalise, il giovane ucciso a Soveria Mannelli quattro anni fa mentre lavorava sulla sua ruspa. Nello stesso appartamento, condiviso con la moglie Federica Guerrise anche lei in galera per omicidio, c’erano buoni fruttiferi postali per 26 mila euro intestati a una nipote di Luciano Scalise, fratello di Daniele, e titolare del “Bar del Reventino” a Decollatura dove nel 2013 furono ammazzati Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio, che secondo gli inquirenti erano legati agli Scalise, cioè i fratelli Luciano e Daniele, ed il padre Pino.
I carabinieri hanno pure trovato in casa della coppia killer il testamento di Gallo su una polizza assicurativa ritiranile solo da Luciano Scalise, specificando che sarebbero stati fuori giochi anche i suoi familiari.
Ad aggravare la posizione del presunto killer che, secondo gli investigatori, è collegato a doppio filo con gli Scalise e col clan Iannazzo, c’è una dichiarazione di Rosario Capello, ex boss di Bella alleato con i Giampà, che colloca Marco Gallo fra «quelli della montagna”.
La ‘ìndrangheta che si occupa di affari a Nord di Lamezia, tra Reventino e Presila, dove da circa quarant’anni è in costruzione (si fa per dire) la superstrada che dovrebbe collegara la “Due Mari”, svincolo di Marcellinara, alla bretella tra Colosimi e l’uscita dell’A2 di Altilia.
Daniele Scalise quando fu preso dalla polizia mentre era latitante fu perquisito. Nel suo portafoglio fu trovata la foto di Giovanni Vescio, una delle vittime del “Bar del Reventino” a Decollatura. Evidente il collegamento tra i due. Adesso emerge la vicinanza degli Scalise col presunto killer Marco Gallo.