
Grande attesa per il sesto appuntamento della stagione del Teatro del Grillo di Soverato: “La vita che ti diedi” di Luigi Pirandello, la storia di una madre che non accetta la morte dell’amato figlio, partito sette anni prima, che fa ritorno solo in punto di morte.
Tema centrale della commedia è l’amore materno capace anche di nutrirsi semplicemente del ricordo, facendo a meno della presenza fisica, di un figlio che è rimasto lontano dalla madre per sette anni. Su questo amore senza condizioni si intesse il dialogo con gli altri personaggi che esprimono il loro giudizio su i sentimenti materni con un commento, come accade all’inizio del dramma, che richiama la funzione del coro della tragedia greca.
Estate, caldo torrido. Il grigio con le sue varie sfumature dal bianco al nero sottolineano l’impalpabilità delle emozioni che si susseguono in questa narrazione di donne. Su questo bianco, evocato dal nome della protagonista, Donna Anna Luna, prende forma un mondo lunare, femminile e matriarcale, come un coro da tragedia greca. Donne che vagano fra fantasmi e stanze della follia nel disperato bisogno di affermare la vita. Un delirio di una madre che rifiuta di accettare la morte del figlio.
Cosa può capitare di più terribile? Perciò nega questa idea atroce ed entra così in uno stato di lucida follia, come lo stesso autore lo definisce. Cerca disperatamente di mantenere il figlio in vita oltre il limite della ragione e della realtà.
La vita non esiste in sé e per sé ma nella misura in cui noi la inventiamo quotidianamente, giorno per giorno.
Siamo noi che continuiamo a tenere le persone care in vita perché le carichiamo dei nostri ricordi, dei nostri pensieri. Perché il figlio Fulvio fugge dalla madre e se ne allontana per sette lunghi anni? Fugge dalla madre di cui è totalmente innamorato, trova una donna ( naturalmente sposata e con figli ), se ne innamora, solo dopo sette anni riesce a far l’amore con lei e subito dopo pieno di raccapriccio fugge anche da lei. Cosa, se non il terrore dell’incesto, terrorizza Fulvio? Incesto desiderato nel passato e compito nel presente nella figura di un altra madre. Qui compaiono tendenze irrazionalistiche e mistiche, che puntano ad analizzare l’essenza vera delle cose, a percorrere strade di intuizioni che inevitabilmente mettono in contatto con una dimensione altra, con l’Essere nella sua vera natura.
Un testo scritto nel 1923 che appare alla lettura di oggi estremamente attuale. Per questo è grande Pirandello, perché le sue opere ci parlano ancora di oggi. Questa tragedia, perché di tragedia si tratta, approfondisce con grande acutezza la complessità dei rapporti madre e figlio svelandoci i lati più misteriosi della figura materna e ci trascina in una storia emozionante.
3 febbraio 2019 – Ore 17.00 (Turno A) Ore 20.45 (Turno B)
Durata 1:45 – 2 atti
IL BIGLIETTO RIDOTTO RISERVATO AGLI UNDER 25 ANNI E’ ACQUISTABILE SOLO PRESSO LA BIGLIETTERIA DEL TEATRO E I PUNTI PREVENDITA
Per biglietti e informazioni www.teatrodelgrillo.it