Dall’assoluzione all’ergastolo. Un “salto” di un anno e sette mesi per Giuseppina Iacopetta, 64 anni di Stefanaconi, vedova di Nato Patania, capobastone del centro del Vibonese, assassinato nel settembre del 2011.
Dalla sentenza di primo grado (luglio 2016) emessa dalla Corte d’assise di Catanzaro, a quella di ieri in Appello, passando per una richiesta e un appello: quella del pm distrettuale Camillo Falvo due anni fa, che non venne totalmente accolta, al ricorso del sostituto procuratore generale Salvatore Di Maio avverso la sentenza di primo grado e nei confronti della Iacopetta, dei figli Salvatore e Nazzareno Patania e di Francesco Lopreiato, in buona parte accolta dai giudici di secondo grado.
Sullo sfondo le cruente dinamiche criminali (4 gli omicidi contestati: Fiorillo, Matina, Scrugli e Fortuna e 6 i tentati omicidi: Rosario Fiorillo, Calafati, Scrugli, Battaglia, Moscato e Meddis) maturate nello scontro armato che, dal settembre 2011 al luglio 2012, ha visto contrapposti i Patania di Stefanaconi (fedelissimi dei Mancuso di Limbadi) e il gruppo del Piscopisani.
E su dieci ergastoli richiesti dalla pubblica accusa sette (compreso quello a carico della Iacopetta) sono stati inflitti dalla Corte d’assise d’appello di Catanzaro, che tranne per alcuni casi ha confermato la sentenza di primo grado.