«Abbiamo un sogno. Il sogno che lo Stato siamo noi e noi proviamo a rispondere a ciò che non va». Il problema a cui pensa Vincenzo Linarello mentre parla sul palco del Lingotto, all’evento del Pd per lanciare la candidatura di Matteo Renzi alle primarie, si chiama ‘ndrangheta e accomuna persone e aziende. È per combatterlo che nel 2003 a Gioiosa Jonica è nato Goel, il gruppo di cooperative di cui è presidente che dà lavoro alle persone svantaggiate, opponendosi alle mafie.
Renzi aveva citato già venerdì pomeriggio la storia del consorzio. Sabato mattina, l’ex premier fotografa Linarello dal dietro le quinte e su Instagram scrive: «In prima fila contro l’ndrangheta. L’ho incontrato la scorsa settimana nella Locride. Felice di averlo con noi. #incammino». Il suo è uno degli interventi più apprezzati a Torino. Gli applausi lo interrompono più volte quando parla degli agricoltori calabresi che erano costretti a svendere le loro arance a 5 centesimi al chilo e adesso, grazie a Goel, si sono alleati contro la ‘ndrangheta. «Guadagnando dalla vendita della loro frutta 8 volte tanto rispetto a prima».
Non ci sono soltanto loro. Goel – che significa “Il riscattatore” – è un gruppo di 10 cooperative sociali, 28 aziende, 2 cooperative ordinarie, 2 associazioni di volontariato, una fondazione. Danno lavoro a oltre 200 persone dalla sanità all’assistenza. Ci sono le sarte che hanno recuperato antiche tecniche di tessitura e un tour operator, «I viaggi del Goel» che vuole fare scoprire ai turisti la Calabria che combatte le mafie. «La mafia odia i riflettori e allora noi dobbiamo riaccenderli e spararglieli addosso», racconta Linarello dal palco.
Non è semplice. Meno di un mese fa il consorzio è stato preso di mira per l’ennesima volta. L’albergo confiscato all’ndrangheta che sarebbe dovuto diventare un ostello della gioventù ha subito danni per 20mila euro. «Un evento che ci motiva ancora di più ad andare avanti». Torino è una tappa, un palcoscenico importante, da cui ribadire concetti importanti: «La Calabria oggi è consapevole di avere dei diritti e che non bisogna genuflettersi al potente di turno. Il futuro della nostra terra è il lavoro».