Non intendo pronunciare parola – in questa specifica circostanza – se non per ringraziare tutte le persone per tutto quello che stanno facendo, non soltanto in termini di donazioni ma anche per il sostegno e l’apprezzamento dimostrato a questa nostra iniziativa e raccolta fondi #ANCHEDACASA.
Abbiamo già raggiunto in poche giorni un traguardo importante e contiamo di proseguire questa nostra avventura con la caparbietà e il fervore che l’obiettivo merita.
Ognuno dei passi compiuti racconta la vostra sensibilità e il vostro senso di appartenenza ad una civiltà che non intende affatto cedere il capo ad una tragica calamità, né ad un virus di mettere in discussioni le ragioni più profonde e vitali del nostro stare assieme.
Fosse stata la battaglia di un singolo, questi non avrebbe avuto scampo, ma una comunità è tutt’altro: può persino accettare di pagare il prezzo di luttuosi sacrifici, ma non ha altra sorte che vincere. E noi siamo qui per aiutarla a farlo.
Quando decisi di scolpire EXODUS, l’opera d’arte donata per questa importante iniziativa, eravamo in piena emergenza migratoria. Immaginai che un giovane del centro Africa che non aveva mai visto il mare, si fosse incamminato a cercare il proprio riscatto attraversando il deserto e ogni tipo di altra avversità.
Giunto in Libia, dopo mesi di carcere e torture, fosse stato caricato di notte su una di quelle carrette da cui, davanti alle coste di Lampedusa, uno scafista senza scrupoli lo avesse scaraventato giù.
E così il suo primo contatto col mare sarebbe stato un momento di disperazione e di morte: e quella solidità (ecco perché il tronco di cipresso) dell’Occidente in cui aveva creduto si sarebbe sgretolata sotto i suoi piedi, liquifacendosi e consegnandolo agli abissi. Purtroppo per migliaia di persone andò proprio così.
Ma qualche settimana addietro, riguardandola, mi sono accorto che il mio, il nostro piede oggi non è affatto diverso da quello: costretti dalla paura e dalla nostra vulnerabilità, le convinzioni su cui si poggiava il nostro benessere si sono improvvisamente incrinate sotto i colpi di un microbo che, rispondendo solo a quelle leggi di una Natura che abbiamo smesso di ascoltare, è giunto a mettere in discussione persino il nostro esistere. Scolpii quel piede sentendo di fare la cosa giusta. Ora so di non aver sbagliato.
Non esiste cammino senza un traguardo, né risultato senza tappe. E quelle che abbiamo fin qui raggiunto sono l’esito del vostro personale impegno e del sostegno dato. La prossima ci attende, con tutti i passi di quelli che ancora si uniranno.
Siamo convinti che in un momento di grande smarrimento come questo, le parole siano importanti quanto mai prima: ecco perché ce ne serviamo per parlare al fervore civico dei vostri cuori.
So anche che i passi di tutti voi che state sostenendo la nostra iniziativa, vanno nella direzione giusta. Bene, Continuiamo a donare.
Antonio Tropiano – Scultore